Cronache da Amman

Sono partita per Amman il 21 gennaio, insieme a Mariangela, la mia nipotina di tre anni. Ci siamo svegliate alle 6 e mezza, ma siamo subito rimaste bloccate in autostrada per un incidente. Siamo arrivate appena in tempo per prendere l’aereo per il primo tratto (Milano Francoforte). A Francoforte ci aspettava (si fa per dire, visto l’abbiamo presa per un soffio) la coincidenza per l’aeroporto di Amman.

Questo secondo tratto è stato lunghissimo. Meno male che Mariangela non ha creato nessun problema. A parte aver bisogno del bagno, sempre durante i controlli di sicurezza, naturalmente. Quando siamo arrivate (finalmente!), abbiamo trovato mia figlia Alice in aeroporto che non ci ha portato subito a casa, ma a cena da amici (alle 22!). Siamo arrivate a casa soltanto verso mezzanotte. E abbiamo fatto due piani a piedi con due grosse valige! Meno male il cuore ha retto.

La temperatura di Amman di sera è ottima: c’è caldo sufficiente per stare solo con un golfino. Ma tutto il mio abbigliamento (consigliato da mia figlia) è da settimana bianca.

Giornata tipo di nonna e nipote. La mattina è soleggiata e fa molto caldo, per cui pranziamo all’aperto!  Poi visitiamo un centro culturale appena inaugurato: l’Haya Cultural Center, bellissimo. È un comprensorio molto moderno, con teatro (dove i bimbi fanno recitazione), planetario, parco giochi esterno e interno, corsi di cucina e arti varie, biblioteca e altro ancora. Tutto per bambini dai 3 anni in su.

La giornata è stata decisamente piena e alle 21 la nonna è stanca. Ma la bimba non ancora. Alle 22 stiamo leggendo un libro illustrato con gli animali di tutto il mondo divisi per continenti, devo dire che non si finisce mai di imparare. Alle 22 e 30 finalmente Mariangela crolla e io anche anche.

Altra giornata. La mattina esco alle 10 per verificare percorso che devo fare per poter prendere Mariangela all’uscita dall’asilo (a piedi, mi fa solo bene), poi con lei prendo taxi (non sono mica pazza). Nel pomeriggio andiamo a Khalda, un nuovo quartiere di Amman ovest, ricco e residenziale. Ci sono case molto belle, ma è tutto in costruzione e non ci sono taxi a portata di mano, si deve fare un po’ di strada per trovarli. In questo quartiere abitano due giovani italiani (anche loro cooperanti come mia figlia) con un bimbo di 2 anni.

L’asilo di Mariangela è una scuola materna Montessori, tenuta da donne palestinesi molto in gamba. Per i bambini sono organizzate svariate attività: pittura, teatro, lezioni di inglese, danza, etc. etc. All’asilo si parla arabo: le maestre dicono che l’arabo di Mariagela è fluent, ma con noi si rifiuta di parlarlo mentre quando gioca da sola lo fa. Misteri della psiche bambina.

Ad Amman i marciapiedi sono strani. Sui marciapiedi sono piantati alberi e arbusti, se ci vuoi camminare sei costretto a fare lo slalom con il risultato che tutti camminano per strada. Sono Pazzi Questi Giordani!

Alle 11 di un’altra mattina mi hanno portato una dolcissima bimba di 7 mesi figli di carissimi amici di Alice, la cui babysitter aveva avuto gravi problemi. La piccola non ha dato alcun problema. D’altra parte la mia nipotina ha pensato bene che, nel preciso momento in cui davo la pappa alla piccola, lei doveva dipingere con le tempere ad acqua. Impossibile fermarmi, la pappa era molto gradita da Adelina, quindi dopo alcune argomentazioni, ovviamente illogiche per lei, Mariangela ha cominciato a dipingersi tutta. Vestiti inclusi. È stato un momento edificante: da un lato una piccola che aveva tanta fame, dall’altro un mostriciattolo  tutto verde. Ho finito di dare la pappa e ho lasciato la piccola ben assicurata al seggiolino. Quindi ho preso l’Incredibile Hulk e l’ho lavato e cambiato da capo a piedi.  Ma il bello doveva ancora venire… Mariangela era sveglia dalle 6, perciò dopo il suo pranzo era stanchissima, mentre la piccola Adelina, che pur fuori dal suo ambiente meritava l’oscar della bontà, ha cominciato a piangere. In sincrono la mia nipotina voleva che mi dedicassi completamente a lei e piangendo mi rammentava che io era la SUA nonna. Non quella di Adelina. Un quarto d’ora veramente intenso.

Ad Amman sono stata 43 giorni: pochi perché quando me ne sono andata ero molto triste, ma abbastanza per cominciare a capire la città e la comunità multietnica che la abita. Molti colleghi di Alice con famiglie multilingui, come i due fratellini italopalestinesi amicissimi di Mariangela. Una delle nostre abituali mete per pranzo era il ristorante, ottimo, di marito e moglie italiani che fanno cucina italiana, ma solo tre piatti al giorno: due primi e un secondo. Nonostante abbia vissuto delle giornate molto casalinghe, ho anche percepito la tensione che le vicende politiche e belliche provocano ad Amman. Manifestazioni pacifiste alternate a bollettini sulla sicurezza. Nei centri commerciali, andiamo? non andiamo? Dicono di stare tranquilli, siamo tranquille. D’altra parte la tensione ormai è in ogni parte del mondo e Amman, rispetto al resto del Medio Oriente, è certamente una delle città più sicure.