Un po’ di tempo fa ho postato un articolo, Let me dance!, dove raccontavo (invidiandole) di un gruppo di donne che faceva danza classica in un piccolo centro dell’Inghilterra. Una splendida coreografa e un’idea strepitosa: far tornare a danzare donne adulte, molto adulte, che avevano danzato in passato, o anche proporlo a vecchie signore che non l’avevano mai fatto. Le foto e il video, splendidi, rimandavano a immagini estetiche, con tutte le signore elegantemente vestite di nero, in uno spazio di grande bellezza. Ma li avrete visti.
Nel post dicevo: bello facessero qualcosa del genere dalle nostre parti… In realtà mi chiedevo: come reagirei io a una proposta di danza classica che, a parte quel paio d’anni da bambina goffa, ho sentito sempre come altro da me, quella perfezione, quella classicità, appunto, così lontana dal mio essere e anche dal mio desiderare…
Comunque, con modalità molto differenti, qualcosa di simile è accaduto anche nel posto dove vivo, un piacevole borgo collinare a metà strada tra il lago Maggiore e il lago d’Orta.
Il Premio Cross/Villaggio d’Artista è un festival di arti performative che da tre anni porta spettacoli, artisti, idee nuove, sperimentazione sui nostri laghi. Lo seguo dal suo inizio, anche perché il premio è curato da mio figlio Tommaso. Anche, ma non solo, certo, perché questo festival mi ha aperto a un mondo, quello della performance, che conoscevo molto poco e che ha cominciato a intrigarmi, soprattutto per la sua produzione di bellezza in assenza di regole.
Dal Villaggio d’Artista, dunque, è arrivata una proposta per noi donne over 60: una settimana di workshop, un laboratorio tenuto da Silvia Gribaudi, un’attrice, coreografa e performer che ha da tempo un progetto sul corpo diretto a donne agée.
Quando l’ho saputo ho fatto carte false per parteciparvi. Per il primo incontro ho lasciato che fosse Paolo ad accompagnare Jimi all’aeroporto, mi è spiaciuto un po’ non salutare fino all’ultimo la piccolina, ma va bè. Il giorno successivo avevo una riunione a Milano, ma con un po’ di ritardo sono riuscita ad arrivare. Per un’altra sessione ancora ho corso come una matta tornando da Milano, per una visita a mio padre in ospedale…
Comunque ho fatto bene, e adesso vi racconto, anche se in realtà non è facile dire che cosa abbiamo fatto in questo stage.
Si è costituito un gruppo di donne di ogni tipo, dai 60 anni fino a più di 80. Un gruppo molto composito, di donne con esperienze e occupazioni diverse, in ogni caso donne allegre pronte a mettersi in gioco, e anche donne che non si sentivano per niente pronte ma che comunque l’hanno fatto. Molte di loro si aspettavano un corso di ginnastica per anziani o poco più, e invece si sono trovate a superare ogni diffidenza e a giocare con il proprio corpo come solo i bambini e i saltimbanchi sanno fare.
Laboratorio? Movimento? Danza? Teatro? Abbiamo fatto tutto questo, e anche mimo e clownerie. Siamo partite da gesti abituali per costruire una coreografia, abbiamo usato la voce e le espressioni del volto, abbiamo inventato passi di danza e siamo entrate in relazione tra noi. Abbiamo urlato, riso, ci siamo disperate. Abbiamo espresso la nostra passione con forza, la nostra eleganza con delicatezza, le nostre timidezze e i nostri no. Abbiamo danzato su canzoni degli anni Sessanta e sonorità contemporanee, ci siamo sentite prime ballerine ed elementi di un coro greco. Niente a che vedere con le regole della danza classica, naturalmente: la bellezza che abbiamo espresso era multiforme, informale, anarchica.
Abbiamo… In realtà è stata Silvia a guidarci e a portarci a tutto questo, anche se le sue proposte partivano spesso da spunti che noi le offrivamo e che lei sapeva cogliere, sviluppare, valorizzare.
Un’esperienza grandiosa, insomma, che verrebbe davvero voglia di continuare. E non è detto che non lo faremo incontrandoci ancora tra noi; anche se, immagino, senza Silvia e la sua carica umana, prima ancora che artistica, potrà difficilmente essere la stessa cosa.
Ma cosa c’è dietro a questo progetto e all’entusiasmo che ha suscitato in me e nelle altre?
C’è il tentativo di rispondere a una riflessione sulla condizione della donna over 60 che più volte abbiamo fatto, per esempio con il Movimento AvaEva (post qui e qui). A una certa età le donne diventano elementi invisibili della società: finito l’appeal sessuale degli stereotipi, diventano esseri neutri, come se il grigio dei capelli, nonostante le tinture, si ampliasse in una vernice di invisibilità. Certo, un’invisibilità utilissima, come babysitter dei nipoti, come badante di genitori sempre più anziani, come punto fermo delle famiglie. Naturalmente sto generalizzando, ma il trend sociale è senz’altro questo.
Così, ben vengano laboratori come questo, che permettono di ritagliare spazi per esprimere con il proprio corpo una vitalità ancora notevolissima, che se ne frega di qualche acciacco, degli inestetismi e del giudizio degli altri. E allora impariamo a sorprenderci delle cose straordinarie che possiamo fare, sentiamoci belle e libere nei movimenti, e finiamo con un applauso diretto solo a noi.
Qui il sito di Silvia Gribaudi, qui quello del Cross Award e dell’Associazione Lis Lab che promuove il Villaggio d’Artista.
Qui un altro post del blog sul lavoro di Silvia Gribaudi.
Foto di copertina di Paolo Sacchi, foto nel post di Paolo Sacchi e di Lucas McCall.
ho partecipato al laboratorio ed è stata un’esperienza divertente ed esaltante. Rossella è riuscita a descrivere tutto quanto in maniera efficace; sarebbe davvero bello riuscire a continuare anche tra di noi…vedremo
Bellissima come idea questo laboratorio. E’ vero che a una certa età le donne quasi scompaiono e diventano utili come babysitter . Ma se poi ti ritrovi con loro trovi una forza e una voglia di vivere veramente grande. E diventa una vera fonte di ispirazione
Grazie Mariacarla. Guardando al mio passato, vedo che è difficile per una giovane donna immaginarsi di diventare nonna e anziana. Ma l’importante è conservare la vitalità e la voglia di esserci e di partecipare a pieno titolo alla vita della famiglia e della società. E anche di continuare a voler bene a se stesse, nonostante gli inevitabili cambiamenti.
Mi piace quello che hai scritto, Silvia ha seminato il suo entusiasmo in molti luoghi e molte donne OVER 60 e più hanno risposto, hanno partecipato, la seguono, l’aspettano. Sono del gruppo di Bologna e non mi sono divertita mai così tanto nel fare, provare, creare, mettersi in gioco. Siamo OVER ma abbiamo ancora tanto da dire. Complimenti per il vostro lavoro e spero di conoscervi un dì… Rosaria
Grazie Rosaria, è stata un’esperienza davvero fantastica. Silvia è straordinaria, una vera carica rivitalizzante. Se non ti dispiace inserisco il tuo indirizzo nella mailing list a cui invio la newsletter di FantasticNonna una volta al mese, più o meno. Se poi vuoi cancellarti è molto facile. Comunque Bologna è sempre nel mio cuore, perché mia nonna era di Bologna 😉
Certo non ci sono problemi anzi conoscere le vostre attività mi interessa. Un abbraccio
grazie Rosaria! ti invierò nel frattempo la mia ultima mail. grazie ancora dell’interesse.
in ogni caso trovi le precedenti newsletter nel blog, nella categoria info.
Bellissimo, davvero!!! Non esiste eta’, ed e’ bello sapere che esistono coreografe come Silvia Gautieri che rompono pregiudizi e finte limitazioni anche in Italia. Grazie per averlo condiviso 🙂
Grazie a te per aver letto! Quella con lei è stata un’esperienza davvero intensa. Ma si chiama Silvia Gribaudi 😀
Volevo lasciarmi questa lettura per il pomeriggio ma non ho resistito. Proprio questi giorni si parla di uno sketch di Angela Finocchiaro sulle “donne invisibili” dopo i 60. Questo tipo di atteggiamento la dice lunga su quanto le donne siano ancora viste sotto una lente che deforma le loro vite, ancora chiuse negli stereotipi di chi ci vuole solo in quanto “qualcosa”, quando quel qualcosa non c’è più, si sparisce. Iniziativa meravigliosa, hai fatto benissimo a partecipare, a volte sta anche a noi superare un po’ di timore e lanciarci in sfide belle!
Anch’io ho visto lo sketch della Finocchiaro alla TV delle Ragazze. E mi ha ricordato subito questo post. Comunque è quello che faccio sempre, lottare contro l’invisibilità. Cerco proprio di farmi vedere. E sentire!