L’acquario di Genova: il Truman Show degli abissi

Se si viaggia con i bambini ad un certo punto si rende necessario fare qualcosa affinché il loro livello di sopportazione della nostra infinita bulimia di antiche chiese e sperdute rovine non li induca all’ammutinamento. In questo senso Genova ci viene in soccorso perché, dopo aver visitato tutte le sue più o meno nascoste bellezze, possiamo dedicare una mezza giornata alle esigenze dei più piccoli portandoli a visitare il suo famoso acquario.

 nonna Patti con Olmo

Costruito nel 1992 da Renzo Piano in seno al suo più  vasto progetto di riorganizzazione della zona del Porto Antico  della città in occasione delle Colombiadi (ovvero il cinquecentenario della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo), è il più grande acquario italiano, primo in Europa per specie animali, secondo in Europa per superficie, dopo quello di Valencia, e il nono nel mondo.

Ogni anno l’acquario viene visitato da più di un milione di persone; in effetti è saggio acquistarne il biglietto d’entrata in anticipo per evitare di fare sfibranti code sotto il solleone estivo o essere falciati dal freddo vento del porto in pieno inverno. Detto questo, il resto è tutto piacere per gli occhi ammaliati dei piccoli e per quelli più smaliziati dei grandi.

Le vasche tematiche ampie e ben “arredate” si susseguono  in un lungo percorso punteggiate da ambienti marini molto vasti in cui nuotano gli animali più voluminosi. Queste grandi vasche raggiungono dimensioni cospicue grazie al fatto che, essendo l’acquario disposto su tre piani, approfittano della doppia altezza per espandersi in verticale. Danno così al visitatore la possibilità di osservare i pesci sia da sotto che dall’alto.

Così si assiste al minaccioso incedere dello squalo sega, alle colorazioni lisergiche dei pesci tropicali che paiono presi in prestito da un cartone animato, dai guizzanti pinguini alle ipnotiche meduse e poi ancora piccoli alligatori, razze, anemoni che fluttuano variopinti e tutti i pesci del nostro Mediterraneo che abbiamo visto più spesso sul banco della pescheria che nel loro ambiente naturale.

I bambini si appiccicano ai vetri delle vasche cercando un contatto impossibile con quegli animali marini che a loro volta li osservano, al di là della barriera trasparente. Incuriositi dal moto perpetuo che gli sfila dinnanzi, silenzioso e gesticolante, pesci, foche e pinguini si avvicinano al pulsare intermittente dei nostri telefonini e dei nostri tablet, piccole fastidiose luci che, chissà perché, lampeggiano al posto degli occhi con cui dovremmo guardarli anziché catturarne l’immagine.

E’ una specie di processione che diventa un po’ triste soprattutto davanti al delfino, col quale percepiamo più di qualche affinità e  ci spiace vederlo costretto, così atletico e  giocoso, in un ambiente tanto diverso dai grandi spazi ai quali avrebbe diritto. Forse un giorno gli acquari avranno lo stesso destino degli zoo e ci sembrerà assurdo tenere animali in cattività per poterne godere la vista. Ma per il momento Genova lo fa nel migliore dei modi e la permanenza coatta dei suoi abitanti è una permanenza a cinque stelle.

L’articolo è pubblicato in inglese su Casa Chiesi, sito di italian lifestyle: questo il link.