Le ragazze e la scienza

Fino a non molto tempo fa non sapevo che cosa significasse l’acronimo STEM. E dato che forse non sono la sola, ecco che cosa indica: Science Technology Engineering Mathematics, cioè, in inglese, l’insieme delle discipline scientifiche nell’educazione. Se ne sta parlando molto in questo periodo, soprattutto in relazione alla presenza femminile negli studi, nell’attività di ricerca e nelle diverse professioni STEM.

Un’indagine svolta nel Regno Unito ha confermato quello che molte di noi sanno già: ancora oggi, un futuro legato alla scienza è poco presente nei sogni delle ragazze, molto meno che in quelli dei ragazzi. Questo perché, in genere, molte ragazze si sentono inadeguate a proseguire gli studi scientifici. Anche se magari in classe, dalla primaria alle superiori, sono allieve nettamente più brave e capaci rispetto ai ragazzi.

L’indagine presenta, rispetto al campione preso in esame, un livello di fiducia nelle proprie capacità di applicazione nelle attività scientifiche che per le ragazze raggiunge solo il 29%, mentre per i ragazzi arriva al 48%. Certo, anche quest’ultimo dato non è altissimo, tenendo conto che tutti, maschi e femmine, ammettono in larghissima maggioranza (84%) che le professioni del futuro saranno in qualche modo legate alle materie tecnologiche e scientifiche. Ma per le ragazze il dato è nettamente più preoccupante.

Sembra che in questa scarsa autostima ci sia anche una responsabilità da parte dei genitori che, lo rivela sempre l’indagine, hanno ancora molti pregiudizi rispetto alla possibilità di una carriera scientifica per una loro figlia. Circa il 50% dei genitori ammette infatti di avere degli stereotipi su questo argomento (e magari li hanno anche altri genitori che non lo vogliono ammettere…). Sembra molto più facile e ‘naturale’ pensare la propria figlia come una pianista, un’impiegata oppure un’insegnante di lettere.

E allora, leggendo qua e là in rete, ho provato a stendere un primo elenco di quello che potremmo fare noi adulti (genitori, ma anche insegnanti e, certamente, nonni) per spingere, invogliare, rassicurare le nostre ragazze nell’intraprendere studi scientifici e legati all’innovazione tecnologica.

  • L’esempio prima di tutto. Se in famiglia o tra le nostre amicizie abbiamo esempi di donne realizzate in carriere STEM dobbiamo parlarne con le ragazze, fin da quando sono piccole. E parlarne non come fenomeni da baraccone, ma come modelli positivi, da imitare. Se non abbiamo esempi vicini a noi possiamo sempre proporre storie di scienziate, di oggi o del passato: di solito sono storie appassionanti, perché le loro carriere hanno dovuto superare ostacoli, pregiudizi sociali e in famiglia, e anche difficoltà del quotidiano. Qui, qui e qui ci sono alcune di queste storie, diversissime sotto ogni aspetto, nel blog.
  • Proporre giochi scientifici. Presentiamo già alle bambine piccole giochi ed esperimenti che facciano venir voglia di porsi domande, scoprire, approfondire, verificare. Quindi, la scienza non deve essere esclusivamente delegata alla scuola, ma può far parte anche del tempo libero, dello spazio quotidiano da dedicare al gioco. Ogni tipo di costruzioni, giochi di abilità e di logica, il piccolo chimico, ecc. ecc. Naturalmente sottolineo il ‘può’, perché a scegliere come giocare devono essere necessariamente loro.
  • Portarle nei musei. Musei della scienza, musei della tecnologia, musei di storia naturale, acquari, planetari possono essere considerati una valida meta da pianificare nel tempo che dedichiamo alle nostre bambine e ragazze. Meglio se sono musei che propongono interattività e laboratori dove loro possono mettere la mente e le mani, sperimentando direttamente.
  • Sollecitarle a porsi e a fare domande. Invitarle a chiedersi come funziona una macchina o qual è il meccanismo che sta alla base di un evento naturale; non dare per scontati gli oggetti tecnologici, pensando che sono così, funzionano così, punto e basta; chiedersi sempre perché, che cosa c’è dietro, come può evolvere un oggetto, una macchina, un fenomeno.
  • Aiutarle a immaginarsi un futuro a 360°. E’ importante presentare sempre tutte le attività di studio e di lavoro possibili e incoraggiarle a prenderle tutte in considerazione. Raccontate che esistono la geologia, la robotica, l’oceanografia, il design industriale, l’ingegneria spaziale. Accanto a questo dovete fare anche un lavoro di sostegno dell’autostima, dicendo loro: se è questo che vuoi, ce la puoi certamente fare, non ho dubbi.

Poi, naturalmente, dipenderà da dove le porteranno le svolte della vita. Da bambina, ero convinta che avrei avuto una vita da scienziata. Dopo le medie ho scelto infatti il liceo scientifico, ma poco prima della maturità ho cambiato completamente idea. Quello che è certo, però, è che ho sempre pensato che avrei potuto fare tutto quello che avrei voluto, discipline STEM comprese: di questo devo ringraziare i miei genitori e i miei insegnanti. E vedremo, tra qualche anno, che cosa sceglieranno Jimi e Mina 😉

 

Allego un documentato articolo dell’ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) su questo argomento, intitolato Meno di un terzo delle ragazze sceglie le materie scientifiche all’università.

 

In questo post e in questo si parla di Agenda 2030: dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile il 5 parla proprio della necessità di raggiungere la parità di genere per migliorare il nostro pianeta.

Invece in questo post  l’Obiettivo 5 viene spiegato ai bambini e alle bambine.