Sono stata (e sono tuttora) la mamma di tre figli maschi.
La prima gravidanza è stata contemporanea all’arrivo delle prime ecografie in Italia. Per noi allora era straordinario poter vedere quell’esserino, non ancora pronto ma già completo, che si muoveva, respirava, gli batteva il cuore. Anche quelle piccole foto che uscivano dalla stampante erano emozionanti: noi le mostravamo a tutti come fossero ritratti d’autore, ma in realtà erano davvero poco definite. E così, fino all’ultimo, siamo stati convinti di aspettare una bambina. Ma poi è nato Martino.
E va bè. Comunque, ho adorato il mio piccolino.
Per il secondo la convinzione è durata meno. Eppure all’inizio era assolutamente netta: mia madre e tutte le sue amiche avevano avuto immancabilmente un maschio e una femmina (chissà perché, la genetica segue altre regole, di solito). E così mi ero convinta che questa fosse la normalità.
Ma intanto i macchinari dell’ecografia si erano fatti più precisi. Salendo in ascensore nello studio medico avevo detto, rivolta alla mia pancia: ‘Piccolina, ora andiamo a farti una foto’; ma scendendo, con la certezza di un maschio in arrivo, le mie parole sono state un pochino più brusche… 😉
E va bè. Comunque, con Tommaso, due figli meravigliosi.
Ma con il terzo non avevo dubbi: non poteva essere un terzo maschio. Eppure, l’amniocentesi, un test certissimo questa volta, ha dato un responso netto. La telefonata mi è arrivata a casa: ‘Signora, nessun problema, tutto a posto. E’ contenta?’ E io, sempre più ansiosa: ‘Sì, sì, va bene, ma di che sesso è?’ ‘Maschio, signora.’ Non so neanche se ho ringraziato prima di mettere giù la cornetta.
Sono andata in lacrime nell’altra stanza, dove c’erano i miei figli, con il risultato di far piangere anche loro: ‘Ma allora non volevi neanche noi…’ Poveri piccoli, che madre crudele, proprio cattiva…
Ma no: è arrivato anche Francesco e io ho amato moltissimo i miei bambini, li ho adorati e ne sono stata orgogliosa, luce dei miei occhi tutti e tre, ancora oggi che sono uomini.
Ho solo avuto bisogno di abituarmi all’idea. E’ che quando ero una giovane femminista mi vedevo solo madre di figlie femmine. Femminista lo sono ancora; ma la vita, la bella vita che ho avuto e che ho, ha voluto diverso.
E va bè.
Tutta questa premessa per dire che ho una certa esperienza nel crescere i maschi.
Così, quando mi sono imbattuta in un articolo del New York Times, di Claire Cain Miller, dal titolo “How to Raise a Feminist Son”, me lo sono letta con piacere.
L’articolo parte dall’assunto che, in fondo, oggi ci sono più certezze nell’educare una bambina, facendo in modo che abbia tutte le chance che le spettano, che cresca forte e cosciente dell’ampia gamma delle proprie possibilità, e combattiva perché pretenda e ottenga di realizzare i suoi sogni e desideri, che possono anche riguardare un universo tradizionalmente maschile. Naturalmente non si parla della società, ancora lontana da queste conquiste, ma di come agiscono genitori e altri adulti responsabili e consapevoli.
L’articolo esamina quindi le possibilità di scelta molto più ridotte che, anche in famiglie femministe (nel senso di convinte della piena parità tra uomo e donna), vengono invece date ai ragazzi. Si dice: ‘Abbiamo cominciato a crescere le nostre ragazze come fossero ragazzi, ma la parità vera non ci sarà finché non alleveremo i ragazzi come fossero ragazze’.
Anche da un punto di vista economico e di successo nel lavoro, si nota come competenze tipicamente femminili, come la capacità di cooperazione e di accudimento, l’empatia, la gentilezza, siano sempre più importanti e apprezzate. E invece, anche se le figlie vengono incoraggiate a giocare a calcio e a studiare ingegneria, ai figli non si propone mai il balletto o la scuola per insegnanti d’asilo. Anche nei giochi la divisione è ancora netta: travestimenti e casa delle bambole non vengono abitualmente proposti ai maschi.
L’articolo è lungo e si dipana in una serie di consigli molto condivisibili: dai modelli in famiglia (per esempio nella ripartizione dei lavori domestici tra mamma e papà) alle letture che riguardino anche storie di donne e bambine. Invita a incoraggiare l’amicizia tra maschi e femmine, i giochi e gli sport insieme. Importantissimo: non si deve mai e poi mai usare l’insulto ‘femminuccia’ (e quindi, d’altra parte, neanche ‘maschiaccio’). Si deve spingere all’autonomia: sapersi far da mangiare da soli, pulire i propri spazi, ma anche prendersi cura degli altri, per esempio dei fratelli più piccoli o di qualcuno ammalato. Anche Maria Montessori, quando raccomanda di incoraggiare i bambini all’indipendenza attraverso lo svolgimento di mansioni pratiche, non fa distinzione tra maschi e femmine. E poi l’articolo del NYT sottolinea una cosa che avevo già considerato in un altro post: accettare che un NO significhi NO, e che deve essere sempre rispettato.
Via via, leggendo, mi sono resa conto che allora questi ragazzi non li ho cresciuti tanto male. Ho regalato loro bambole. Senza forzarli a lasciare giochi da maschi ho incoraggiato anche altri modi di esprimersi. Ho invitato bambini e bambine a tutte le feste. Li ho lasciati piangere, commuoversi e singhiozzare. Gli ho insegnato a lavare i piatti e a farsi da mangiare. I più grandi hanno nutrito, scarrozzato e cambiato il pannolino al più piccolo.
Ma il complimento più bello al mio ruolo di madre di maschi mi è stato fatto da Kahn, la moglie di Martino, quando mi ha detto ‘Ti devo proprio ringraziare per aver insegnato loro a fare la pipì seduti’ 😉
Il disegno di copertina è fatto dalla zia Carla, Carla Sacchi, ed è mio marito Paolo piccolino affacciato alla finestra, con la sua caratteristica maglietta a righe.
E ora un po’ di suggerimenti di lettura.
Qui un mio post sull’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 sulla parità di genere.
In questo post dell’altro mio blog Progetto Ipazia l’Obiettivo è spiegato ai bambini e alle bambine.
Sempre in Progetto Ipazia, il link a un post diretto ai bambini e alle bambine sulla Giornata dell’8 marzo.
Sull’educare i maschi, anche un pensiero del Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi.
Qui invece un post sul metodo Leboyer e il mio terzo parto, a cui ha partecipato anche Tommaso, che allora aveva poco più di 10 anni.
Questo è invece il link a un bellissimo articolo sugli stereotipi di genere, di Alessia Dulbecco.
Ciao felicissima di aver letto questo articolo,anch’io mamma(e insegnante in una scuola dell infanzia!) di tre figli maschi fantastici che hanno imparato a farsi da mangiare, a rispettare a cooperare e a condividere! Grazie
grazie paola del tuo commento! sì, è bello essere riuscite almeno in questo, ti fa sentire orgogliosa di aver contribuito a migliorare un pochino il mondo…
Anch’io sono mamma di un maschio. Quando rimasi incinta ero circondata da amiche, cugine, fratelli…tutti con femmine e così pensavo di non essere in grado di crescere un maschio. Non avevo esempi nè esperienza diretta.
Ma quando è arrivato lui…beh…avrei firmato subito per averne altri 100 uguali a lui.
Lui è il mio ometto, lui adora me ed io adoro lui.
E poi…l’esempio in famiglia è la migliore scuola: in casa nostra papà fa da mangiare, mamma taglia l’erba….e così lui aiuta a preparare la tavola e vuole fare da solo la lavatrice….e papà e figlio (di 6 anni) fanno la pipì da seduti ?
Brava Stefania! Dobbiamo essere noi in famiglia ad educare i nostri uomini, mariti e figli. Non l’ho scritto nel post, ma anche mio marito è bene educato ;). D’altra parte è l’esempio, come dici tu, l’unica cosa che funziona: se lui fosse stato un padre nullafacente non avrei potuto incidere sui ragazzi. Invece anche lui ha capito subito che fare la pipì seduti e dividere alla pari i compiti era l’unica strada possibile.
Non a caso nella maggior parte dei casi, e la persona ricordata con maggiore affetto e molto spesso viene sentita proprio come una seconda mamma.
Brave mamme e brave nonne.
Ho due femmine e una nipotina per ora, ma è in arrivo il maschio. Il suo papà è collaborativo e sicuramente sarà un buon modello da imitare. Ma non lascerò che con me, che invece ho molto patito la mia posizione di femmina in famiglia e per di più prima figlia e nipote, sia dispensato dalle pur piccole incombenze di cui mia nonna, soprattutto, mi ha insegnato a farmi carico e che a mia volta spero di trasmettere loro. Tutti e due alla stessa maniera.
D’altra parte ho sempre dichiarato che la vera parità fra i due sessi si raggiungerà solo
quando anche gli uomini raggiungeranno le capacità di fare pensare adattarsi lavorare dividersi in cento aiutare raggiungere posizioni di merito essere determinati responsabili attenti umili pazienti e accondiscendenti delle donne. Mentre non sono così d’accordo che le donne debbano essere costrette a diventare come gli uomini per poter dichiarare la parità…. Tranne che per gli stipendi!
grazie, maria francesca, per il tuo bel commento! anch’io sono d’accordo: è auspicabile che gli uomini si femminilizzino, ma non che le donne si maschilizzino…
Detesto il metodo educativo che prevede di insegnare alle femmine a sgomitare per farsi spazio. Da mamma di femmi a e maschio insegnerò loro il rispetto, sia delle loro opportunità sia delle loro diversità.
Grazie per questo post, anche io femminista e mamma di un maschio la cui educazione a volte mi chiedo come portarla avanti in una società sempre più complicata come questa. I tuoi consigli sono preziosi…
Sono molto contenta che il termine femminista sia stato rivalutato (in parte) anche dalle nuove generazioni. Per alcuni decenni quando ti dichiaravi femminista sollevavi sguardi di disapprovazione o al massimo di compatimento, a volte anche da parte di donne, purtroppo. Io invece ne sono andata sempre fiera e cerco di comportarmi di conseguenza, come è stata nell’educazione dei miei tre ragazzi.
Ho letto quasi d’un fiato questo bel post in cui mescoli teoria e esperienza personale. Io ho due femmine e un maschio e al momento mi sembra che stiano crescendo insieme e che più delle differenze di genere si facciano sentire quelle di temperamento. Vedremo! Intanto grazie per la tua riflessione.
Purtroppo in parte è ancora così, la parola ‘femminista’ non è ben accettata anche dalle stesse donne ma perché in realtà non si sa di cosa si tratta.
A pochi mesi da questo mio primo commento mio figlio è cresciuto ancora un po’ tanto da potergli leggere storie, fargli sfogliare le immagini e molte altre piccole conquiste che sto cercando di valorizzare con l’ottica di genere, certo mi domando come riuscire a pormi con realtà più complesse quando crescerà non tanto per me quanto per lui visto che la società in generale è tutt’altro che pronta a scavalcare gli stereotipi di genere.
Lo so, è un lavoro duro, più che in famiglia nel mondo circostante. Chissà cosa c’è di male nella parola ‘femminista’: è bella, fiera e battagliera come sanno essere le donne migliori. E poi ricordiamoci sempre che non c’è un solo femminismo, ma molti femminismi, perché ci sono opinioni diverse su mille argomenti, l’importante è il rispetto e il confronto reciproco.
Io per ora di figlio maschio ne ho uno solo e spero di crescerlo bene, perché è ancora piccolino. Speriamo in bene perché la responsabilità è davvero enorme!
è intetessante questo articolo l’ho proprio letto volentieri anche se non ho figli. suscita curiosità e interesse ciao
Mamma di Christian (32 anni) e mammoccia di Luca (26) e Andrea (22)
Sono diventata mamma a 17 anni, praticamente siamo cresciti insieme, un esperienza bellissima e un legame molto profondo dovuto al fatto di essere solo noi due.
che emozione deve essere stata diventare mamma così giovane… a volte è un’esperienza traumatica, altre volte è una splendida opportunità per crescere insieme, come dici tu.
Ciao! Che piacere leggerti….sono mamma di due bambini Martino 8 e Federico 7 ….ora aspetto il terzo o la terza….tra pochi giorni sapremo se sarà un lui o una lei! Come te desideravo tanto una bambina perché da femminista convinta mi vedevo con due bambine…la vita ha voluto diversamente e mi ha insegnato che maschio o femmina non importa, l importante è crescerli con amore e nel rispetto delle altre persone che siano maschi o femmine. Il più grande ama cucinare torte e sta cucendo a punto croce un bavaglino per il nuovo arrivato/a, mi aiutano nei lavori domestici, pulire, ,rifare i letti, portare fuori la spazzatura il che mi rende davvero orgogliosa di loro, due maschi che spero continuino così nel loro cammino con la mente aperta.
Anche per me è un piacere leggere il tuo commento! Mi sembra che tu stia crescendo proprio bene i tuoi ragazzi, e il cielo sa quanto abbiamo bisogno di maschi corretti e femministi. Che dirti? Speriamo che sia femmina… o anche un maschio bravo e bello come i suoi fratelli!
Di figli maschi io ne ho uno, nato tra due femmine, e orgogliosamente dico che è quasi più bravo di loro a gestirsi, cucina, fa lavatrici, apparecchia e sparecchia senza farselo ripetere, ma soprattutto è sensibile e adesso che il papà non c’è più, si è fatto carico del ruolo di uomo di casa senza che gli venisse chiesto.
Grazie per avermi offerto l’occasione di pensare a quanto io lo ami.
Ma che bravo!E brava la mamma e le sorelle… deve essere proprio una bella famiglia,la tua. Mi è piaciuto davvero tanto il tuo commento.