Medicina della nonna: il cannello di zolfo

Quando ero piccola qualche volta venivo lasciata al mare dai mie nonni in Liguria. Devo dire che non accettavo di buon grado la separazione dai miei genitori perché, ultima di tre sorelle, temevo sempre di essere stata “seminata” per creare un po’ di spazio nel nostro rutilante menage familiare.

Fortunatamente al mare potevo contare su una nonna molto accogliente, spiccia e bonariamente eversiva che sapeva distrarre la tristezza con offerte gastronomiche interessanti. Focaccia appena sfornata, uova sbattute, olive al forno e pesciolini fritti sono stati gli alleati con cui mia nonna Lidia ha reso le separazioni sopportabili.

Oltre alla sua semplice cucina, però, i ricordi più vivi che ho di lei sono i rimedi popolari che utilizzava per alleviare dolori e malanni che inevitabilmente insorgevano in famiglia.

Uno dei più bizzarri mi è stato imposto quando ho contratto la più umiliante delle malattie esantematiche: gli orecchioni. Mentre la febbre saliva e il mio collo si trasformava in quello di un culturista sviluppando un cilindro che congiungeva le orecchie direttamente alle spalle, mia nonna non si sognò nemmeno di chiamare mia madre e mise in atto la terapia che nella sua infanzia sua madre aveva adottato per lei.

Corse in farmacia e comprò dell’ittiolo, una specie di pece nera e puzzolente che spalmò sulle mie orecchie doloranti, per poi ricoprirle con un panno di lana di pecora. Certo, so che la lana deriva principalmente dalla pecora, ma quella pezza sembrava arrivare direttamente dal belante ovino senza aver subito nessun tipo di trasformazione: ruvida e puzzolente mi fu annodata sulla testa e non ci fu modo di convincere la nonna che un metodo di cura un po’ più attuale avrebbe preservato le mie tenere carni da quel flagello punitivo.

Un altro misterioso rimedio, ugualmente curioso quanto puzzolente, era il cannello di zolfo. Ne conservava sempre almeno un paio nell’armadietto del bagno per poi utilizzarli ogni volta che il nonno accusava dolori al collo o alla schiena.

A me parevano dei grandi gessi colorati gialli e più volte ho cercato di impossessarmene per disegnare sul marciapiede davanti a casa la mappa del “pampano” (un gioco in cui si gareggiava nei cortili saltellando da un riquadro all’altro su un solo piede), ma non arrivando all’armadietto non sono mai stata in grado di realizzare il mio progetto.

Il nonno invece, che a causa degli sforzi compiuti tra caccia e pesca ne aveva sempre una, ogni tanto si sdraiava sul letto in canottiera e ingiungeva alla nonna di massaggiarlo col famoso cannello.

Ora dovete sapere che il cannello di zolfo è un rimedio che fino a poco tempo fa veniva considerato tale solo in Liguria e nel basso Piemonte: a tutto il resto della nazione era praticamente ignoto. Oggi, potere della globalizzazione, lo si può trovare anche sui banchetti di prodotti naturali in certi mercatini; in ogni caso, qualsiasi farmacia ligure ve ne venderà ad un costo ridicolo (un euro a pezzo) il numero che vorrete estraendoli da una scatola e avvolgendoli con estrema cura uno ad uno, come le uova, per evitarne la rottura.

La nonna dunque poneva il cannello in frigorifero e dopo alcuni minuti lo passava facendolo rotolare con il palmo della mano sulla parte dolente del nonno e dopo qualche secondo si cominciavano a sentire degli scricchiolii e in alcuni casi con un secco rumore il cannello si spaccava a metà.

La scena faceva una certa impressione: nella penombra della camera da letto, proprio sotto l’immagine di Gesù il cui sguardo mi seguiva ovunque mi spostassi nella camera, a me pareva che la nonna avesse compiuto una stregoneria e che quel matitone odoroso di zolfo avesse scacciato il demonio azzeccato al corpo del nonno.

In verità, pare che lo zolfo attragga le cariche elettrostatiche negative presenti nelle zone infiammate e che questo ne allevi il dolore nel giro di poco tempo.

Nella tradizione popolare il cannello veniva, e viene tutt’oggi, usato per i dolori cervicali, colpi d’aria, dolori articolari, crampi e contratture. Ho scoperto recentemente che viene utilizzato in Sud America, in particolare in Perù, per tranquillizzare i bambini quando hanno gli incubi notturni.

Un po’ di anni fa ho cominciato a interessarmi di medicina naturale e vecchi rimedi, e naturalmente il cannello di zolfo è diventato indispensabile nella farmacia di casa. Adesso quando vado in Liguria ne compro sempre un po’, anche perché ormai li spaccio anche alle mie amiche, perché in fondo nessuna femmina che si rispetti resiste alla tentazione di compiere di tanto in tanto un gesto da fattucchiera.

Racconto dei rimedi di mia nonna anche nel mio blog sugli stili di vita italiani (in inglese).

E se volete far pratica con il vostro inglese, andate al post in questo blog in inglese, appunto.