Nonne e marmellata

Ho avuto due nonne agli antipodi: quella italiana me la ricordo solo seduta e vestita di nero dal collo ai piedi, severa e sempre con un dono pronto per mio fratello maggiore, unico in quanto maschio a godere della sua attenzione.

L’altra, la svizzera francese dal nome magico di Mimi, era tutt’altra cosa: mia madre (arrivata in Italia dopo aver incontrato mio padre profugo dopo il 43 in un campo di rifugiati in Svizzera) negli anni 50/60 ci metteva sul treno a Milano da soli e a Losanna trovavamo i nonni che ci portavano a Neuchatel per trascorrere con loro i lunghi mesi estivi di vacanza. Era attiva, con un giardino da cui traeva frutta e verdura e mille impegni volontari nel villaggio a favore della scuola e dei più diseredati oltre che a mille gruppi di tipo culturale. Figlia di un pastore protestante, aveva anche studiato alla facoltà di teologia (stiamo parlando dell’inizio del secolo) dove aveva conosciuto mio nonno anche lui figlio di un pastore protestante. Per potersi sposare presto lui aveva poi optato per la carriera militare…

Ovviamente potete immaginare che questo è il mio modello di essere nonna (come d’altra parte lo è stato per mia madre), senza rinunciare alla propria vita oltre la famiglia. Anzi coinvolgendo i nipoti a considerare che l’ambiente esterno è importante per noi come per loro e che bisogna cercare di conciliare tutti gli impegni, senza chiudersi in una bolla…

Per cui non ho mai esitato a trascinare Giona (4) e ora anche Agata (10 mesi) nelle mie attività, ovviamente trovando il modo per renderle interessanti anche per loro. Questo anche grazie a una nuora meravigliosa che non ha mai esitato ad affidarmi senza ansie i suoi figli!

Poi come in questi giorni, la varicella ha colpito la famigliola: prima Giona e ora Agata e così siamo costretti in casa nonostante la primavera chiami prepotente all’esterno.

E così grembiule, coltellino vero e mani lavate abbiamo tramutato un chilo di fragole molto, troppo mature avute al mercato a un euro in numerosi vasetti di deliziosa marmellata che lui adora sul pane e burro svizzero. Ovviamente parlando in francese perché, dopo aver tentato senza molto successo di trasmettere il mio biliguismo ai miei figli, ora invece sono loro a chiedermi di trasmetterlo ai piccolini! Ieri è stato il turno della pasta da pane per le pizzette. Spero che da grandi si ricorderanno di questi preziosi momenti, come io mi ricordo dei pomeriggi a tagliare pere per la marmellata cercando di sfuggire alle vespe o a infilare in lunghe collane i fagiolini destinati a seccare in soffitta. Tutto questo sotto gli occhi amorevoli e le risate di grand-maman!

 

Una ricetta della marmellata di fragole la potete trovare in questo altro post.