Una tradizione dal Brasile: il Chá de Bebê

Qualche anno fa per l’associazione Terra di Confine ho fatto la redazione di un libro di storie raccontate da donne. In parte italiane e in parte straniere, raccontavano, partendo dalle esperienze legate alla loro maternità, i riti sociali e affettivi del proprio Paese e, insieme, le storie spesso drammatiche delle proprie vite, o frammenti di esse.

Così è nato un libro collettivo, forse non perfetto, ma immediato, molto intimo e affettuoso, perché ogni storia era trasmessa da una donna a un’altra donna, magari in cucina, davanti a una tazza di tè.

E proprio Sopra il tavolo della cucina. Donne che intrecciano storie è il suo titolo. Veramente, il bel titolo deriva dal fatto che una volta, in molte campagne la levatrice aiutava a partorire sopra un tavolo in cucina, perché era il luogo più caldo e accogliente della casa. La cucina è però anche il luogo dove le donne si siedono per riposare o per continuare a fare cose, ma chiacchierando e scambiandosi confidenze.

Potete leggere alcune di queste storie nel blog: ecco a voi Nelli, Rosa Miriam e Yu-lin.

La storia di Amanda

Tra le altre storie c’è anche quella di Amanda, una ragazza arrivata dal Brasile, alla ricerca, come molte, di un lavoro in Italia.

La storia Amanda cominciava così:

Vengo dalla cittadina di Goiânia, capitale dello stato di Goiás, nell’altopiano al centro del Brasile.

Ho trascorso l’infanzia nella regione di Palmito, un posto con grandi alberi di palme, banane, ananas, avocado, mango e piccole noci di cocco chiamate guariroba. I frutti di mango sono enormi, tanto grandi che possono uccidere, se dall’albero cadono sulla testa di qualcuno. Certi frutti sono così profumati che, una volta aperti, se ne avverte il profumo anche nelle case vicine. Si coltiva la terra e si producono riso, mais, fagioli.

Le nostre case sono fatte con bacchette di legno, tenute insieme da un impasto di terra. Il tetto è fatto con foglie di palma e la pioggia vi scorre sopra senza penetrare in casa; il pavimento è di terra battuta. Dentro la casa ci sono i letti e il tavolo, mentre il fuoco per cucinare è all’esterno. D’altra parte fa sempre molto caldo e si vive all’aperto. L’acqua da bere è nel pozzo e per lavarsi si va al torrente.

In Brasile le persone sono molto ricche oppure molto povere. Noi siamo poveri.

Poi Amanda parlava di alcuni momenti della vita del suo villaggio:

Quando una ragazza compie 15 anni viene fatta una grande festa; i suoi genitori affittano una sala e invitano parenti e amici. Un fotografo scatta le fotografie e l’album viene tenuto con molta cura, per sempre. La festa è certamente diversa nel caso la ragazza sia ricca o povera, ma tutte le ragazze vogliono avere la loro festa.

Anche prima del matrimonio i genitori della sposa invitano amici e parenti a una festa, in cui tutti portano regali. Ciascuno porta quello che può, anche un solo piatto se non può di più, però arrivano tutti. Si chiama Chá de Casa: si mangia tutti insieme, si beve, si canta. Per il matrimonio il papà della sposa uccide una mucca e la festa dura un giorno e una notte.

Prima della nascita i genitori invitano i loro parenti e gli amici con un biglietto dove scrivono di andare a da loro e di portare il regalo che vogliono. Si chiama Chá de Berço, cioè Tè della Culla: ciascuno porta il regalo che può, vestiti per il bambino, cestini, stoffe. Tutti insieme si mangia dolci, frutta, e poi riso, fagioli. Si sta insieme.

Amanda raccontava poi molte altre cose interessanti. Però, quando lo avevo letto, quest’ultimo racconto mi aveva colpito in modo particolare, perché da poco mi era nato un nipote in Brasile, figlio di mio fratello. E anche in quel caso avevo sentito di questo Chá prenatale (anche se da mio fratello, nella zona di Sao Paulo, si chiamava Chá de Bebê), di questa festa in cui tutti gli amici e i parenti contribuivano con piccoli regali all’arrivo del nuovo bambino.

Era la prima volta che ne sentivo parlare; da noi, per quanto ne so, non era una consuetudine. Ora si sta diffondendo, invece, ma come una delle tante tradizioni anglosassoni che diventano mode anche in Italia, e viene chiamato Babyshower.

In ogni caso, se autentica, questa festa è una bella cosa: fa sentire i futuri genitori parte di una comunità, entro cui il nuovo nato è già accolto e protetto.  E, nelle società più povere, è anche un consistente aiuto per i primi tempi, sempre complicati.

Il Chá de Bebê per Joâo

Mio fratello aveva preparato i biglietti d’invito alla festa, con deliziosi disegni del futuro bambino (mio nipote Joâo) in decine di diverse e divertenti possibili situazioni. Li ha mandati anche a noi, la sua famiglia che stava dall’altra parte dell’oceano e che non poteva partecipare al Chá de Bebê.

Eccone qui alcuni, e anche qualche disegno da cui è partito.

Per me sono anche un modo di ricordare mio fratello Giampaolo Kohler, che non c’è più.

 

 

Il libro Sopra il tavolo della cucina, donne che intrecciano storie è delle edizioni Interlinea, Novara.

Con questo editore abbiamo anche realizzato il volume Le valorose ragazze di Lesa. Storie di donne del Novecento, che racconto in questo post.