Una lettera dall’Italia

Gli altri nonni stanno molto lontano, addirittura in Nuova Zelanda. Quindi loro e Jimi si vedono poco, più o meno una volta all’anno. Mi spiace molto per loro, ma un po’ sono contenta di non essere io la nonna più lontana. Non che noi ci si veda molto spesso, visto che stanno in Germania: intensamente ma solo quattro o cinque volte in un anno. Comunque Berlino non è Auckland e un salto si può fare quasi senza preavviso.

Jimi però il legame con i nonni taiwanesi-neozelandesi certamente lo mantiene: attraverso la sua mamma, Kahn, che le parla spesso anche nella loro lingua, attraverso giochi, canzoncine e filastrocche in mandarino. E poi, si sa, si vedono in Skype, almeno una volta alla settimana. Ma un altro elemento che testimonia la loro esistenza e presenza è una foto che tiene in camera sua, appesa ma in mezzo ai suoi giocattoli, o meglio nel negozio, il suo gioco preferito.

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E così Kahn ha chiesto anche a noi di inviare una foto di noi due. Paolo è fotografo e quindi, come era prevedibile, una foto insieme, abbastanza recente, non ce l’avevamo. Allora ce la siamo scattata, l’abbiamo fatta stampare e l’abbiamo spedita con posta tradizionale a Miss Jimi C. S., all’indirizzo di Berlino.

Sembra che sia stata molto felice di riceverla, ‘very excited’ come ha detto Kahn: un po’ per il fatto di ricevere una busta indirizzata a lei, un po’, credo, per il nostro arrivo virtuale e inaspettato.

Così anche i nonni italiani adesso sono appesi nel negozio e Jimi ogni tanto può salutarli e mandare un bacio.

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