Donne, Islam, libertà

Qualunque sia il tema del dibattito (vestiario, famiglia, lavoro, religione), il luogo comune che circola è

Le donne occidentali sono libere, le musulmane sono oppresse dagli uomini.

La scrittrice marocchina Fatema Mernissi, opinionista e femminista, che purtroppo ci ha lasciato nel novembre scorso, ha un’idea diversa. Lei dice

Le musulmane sanno di non essere libere, ma desiderano esserlo, mentre le donne occidentali, che si ritengono libere, sono schiave di pregiudizi maschili e della moda che impone rigidi canoni di bellezza.

Fatema ricorda che la nonna Jasmina, analfabeta, vissuta per tutta la vita in un harem, priva di libertà e di amore, da piccola le raccontava una storia, La donna dal vestito di piume. Ma l’aveva trasformata a modo suo.

Questa favola fa parte della raccolta delle Mille e una notte in cui molteplici autori raccontano le storie di Sheherazade, metafora dell’arte di narrare. Come sappiamo, Sheherazade, ennesima vittima di un principe violento che uccideva le mogli dopo averle possedute, riesce di notte in notte, di favola in favola, a lasciare in sospeso il suo destino per circa tre anni.

La storia narrata nel libro era questa.

Hassan al-Basri, ricco orafo, innamoratosi follemente di una bella fanciulla scoperta mentre fa il bagno nuda con le sue compagne, per non farla fuggire e trattenerla con sé, nasconde, senza essere visto, il mantello di piume con il quale era arrivata volando. Riesce a sposarla, ma in seguito viene abbandonato e resta solo ad accudire i due bambini avuti da lei. Inizia quindi una difficile ricerca che lo porta in luoghi lontanissimi, in paesi impervi dove incontra ogni tipo di ostacoli. Soccorso dalla sua volontà e dalla furbizia, adoperando anche la magia per superare innumerevoli prove, ritrova infine la sua dea e la riporta a casa, dove vivranno per sempre felici e contenti.

Ma nonna Jasmina abbandonava la tradizione e raccontava a Fatema un’altra versione, che poneva l’accento sulla tensione delle donne per la libertà (e che a Fatema piaceva molto di più…)

Perso il suo vestito di piume, la fanciulla si dispera per aver perduto anche le amiche e per la nostalgia per la sua terra lontana; ma alla fine accetta di diventare sposa di Hassan, mette al mondo due bellissime figlie e vive nella ricchezza. Un giorno l’orafo parte per un lungo viaggio e lei, che non si è mai rassegnata, cerca a lungo il suo bel vestito di piume, finché con un’astuzia lo ritrova e, indossatolo, stringe al petto le sue bimbe e spicca il volo. Inutilmente il marito la cerca e fa di tutto per riaverla; la donna-uccello non si fa ricatturare e lui rimane solo e infelice, ma giustamente punito per aver voluto privare della libertà un altro essere umano.

Quando nonna Jasmina finiva la sua storia, zia Habiba, narratrice esperta, concludeva, rivolgendosi a Fatema e le sue sorelle

Quando ci si trova in trappola, impotenti dietro a delle mura, rinchiuse in un harem a vita – diceva – allora si sogna di evadere. E la magia fiorisce quando quel sogno viene espresso e fa svanire le frontiere. I sogni possono cambiare la vita, e, con il tempo, anche il mondo. La liberazione delle donne comincia proprio da queste immagini che danzano nella vostra testolina, e che voi potete tradurre in parole.

 

Grazie a Marienza Coraci, anche lei felicemente nonna, per aver ricordato Fatema Mernissi e la lotta per la libertà delle donne musulmane.