La rivoluzione delle nonne

Qualche tempo fa ho finalmente conosciuto di persona le ribelli nonne svizzere del Movimento AvaEva (Grossmütter revolution per il gruppo di lingua tedesca) di cui avevo parlato in un vecchio post.

Ho affrontato le tre ore (tra una cosa e l’altra) di viaggio di andata e le tre ore di ritorno, e sono andata a Bellinzona. L’indirizzo era Casa del Popolo, viale della Stazione. Ma la Casa del Popolo non era esattamente ciò che mi aspettavo, e cioè un edificio un po’ sgarrupato, ma accogliente, tipo la Casa del Popolo di Arona di cui sono orgogliosamente vicepresidente. La Casa del Popolo di Bellinzona è un ristorante moderno, restaurato di recente, con annesse diverse sale riunioni, gestito da giovani energici, simpatici ed efficienti. Eh sì, i tempi cambiano e anche i gloriosi edifici ci si devono adeguare; bello però che si sia voluto mantenerne il nome, in modo da non dimenticarne la storia. Per chi volesse saperne di più qui c’è il loro sito (noterete tra l’altro il sottotitolo “non mangiate nessuna cosa che la vostra bisnonna non avrebbe riconosciuto come cibo”…)

La giornata è stata particolarmente piacevole. Unica italiana, sono stata accolta con un po’ di curiosità (come ci ero arrivata io lí?), ma anche con calore. Tra l’altro, in mezzo alle nonne, che sono arrivate da tutto il Ticino e qualcuna dalla Svizzera tedesca, ho incontrato anche una vecchia amica, che avevo lasciato anni fa quando era appena diventata nonna, mentre io ero ancora molto lontana da questo ruolo.

Interventi, dibattito, chiacchiere a pranzo e nei momenti di pausa, tutto ha contribuito a creare un quadro molto interessante, una realtà che non mi è mai capitato di incontrare in Italia: con accenti diversi e molto variegati, in ogni caso per tutte l’essere diventata nonna ha significato un’ulteriore evoluzione di una coscienza femminista (anche qui, variamente intesa) già presente nel loro vissuto. E la voglia di essere un gruppo, per non vivere da sole importanti momenti di trasformazione: tanto si sa che le storie che si vivono (di famiglia, di invecchiamento, di relazioni…) alla fine sono simili, o almeno comparabili, e rifletterne insieme aiuta ad avere uno sguardo più oggettivo e un peso maggiore nelle scelte delle istituzioni.

Del movimento e delle loro rivendicazioni nei confronti delle istituzioni ho già parlato nell’altro post, dei numerosi progetti potete leggere nel loro sito (magari iscrivendovi anche alla newsletter) e probabilmente ne scriverò ancora; qui racconto solo un altro paio di cose interessanti.

Il movimento è nato come tensione collaborativa tra nonne, ma chi nonna non lo è e non lo sarà mai? Durante la giornata si è sottolineato che la condizione di donne anziane e il ruolo particolare che rivestono nella società riguarda anche loro ed è importante includerle nel movimento (anche se il nome Grossmütter revolution – la rivoluzione delle nonne – è troppo bello per rinunciarci…)

Oggi, essere nonna fa tendenza. Senza le nonne, molte famiglie farebbero fatica ad affrontare la vita di tutti i giorni. E senza i nipoti, l’esistenza di molte donne (e di molti uomini) di una certa età perderebbe il suo senso.
Ma non tutte le donne che vanno in pensione hanno figli o nipoti. Che cosa fanno dopo la vita attiva? Come definiscono il proprio ruolo nella società? Una donna è davvero tale solo se è in grado di legittimarsi come madre? Oppure dobbiamo definire un nuovo modello per cui anche una donna di una certa età può emanciparsi dal ruolo tradizionale?
La società non può affidarsi soltanto alle nonne biologiche. Sono richieste le competenze di tutte le donne anziane: esse possono per esempio diventare «nonne surrogate» o madrine di ragazzi che necessitano di un sostegno. Anche gli impulsi politici che possono fornire nel quadro del loro impegno in favore di una società più solidale – ad esempio per una maggiore integrazione dei migranti o per una vita dignitosa per gli anziani – sono importanti.
L’immagine della nonna degli album di foto, che fa la maglia e racconta le fiabe non corrisponde più alla realtà. È giunto il momento in cui le nuove nonne e tutte le donne di una certa età devono discutere del ruolo che vogliono assumere, dargli forma, metterlo alla prova, perché questo ruolo non è ancora definito.

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Una cosa molto utile: la Biblioteca Cantonale di Bellinzona ha stilato un paio di bibliografie, con saggi, romanzi e libri per l’infanzia, che possono interessarci. Nel loro sito potete scaricare i pdf seguendo questi due percorsi: nel tema Famiglia –> Nonni e nel tema Diversi –> Le ragazze di cinquant’anni e oltre.

Infine, una cosa che mi ha proprio divertito: nel loro intervento, le nonne della Svizzera tedesca hanno rimproverato le nonne ticinesi di essere poco agguerrite nelle loro rivendicazioni in famiglia e nei confronti delle istituzioni, troppo morbide, quasi, anzi proprio mediterranee…  E io italiana, allora? Io italiana settentrionale, che mi ritengo così mitteleuropea? 😀  È proprio vero che si è sempre a sud (o a nord, come la si vuole vedere) di qualcun altro…

 

Per le immagini del post ringrazio la brava fotografa Giosanna Crivelli.