Il 23 aprile, nel giorno di San Giorgio, in Catalunya è celebrata da moltissimi anni la Festa di libri e delle rose. Diversi anni fa, era il 2005, una mia amica, insieme a un giovanissimo mio figlio, ha avuto la bellissima idea di farla anche a Milano. Praticamente la progenitrice di Bookcity, che qualche anno sui svolge a Milano.
Per le vie del centro, fioristi e librai vendevano rose e libri, nuovi e usati. Un mio amico libraio mi ha condotto a un banchetto dell’usato e mi ha consigliato l’acquisto di un piccolo libro dalla copertina particolare.
Un bel libro
La prendo alla larga per raccontare come sono arrivata a possedere quello che considero uno dei miei libri più preziosi (nel senso di amati, naturalmente) e cioè Le inglesi in Italia – Storia di una tribù anglo-franco-marchigiana in un angolo remoto degli Stati Pontifici, di Joyce Lussu (in realtà Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti), del 1970, Lerici Editore.
Come dicevo la copertina è una delle motivazioni che mi ha fatto acquistare il libro, oltre a quelle del nome dell’autrice e dell’argomento trattato. Si tratta in realtà della sovracoperta, che, con la grafica innovativa di ormai quasi 50 anni fa, riporta in caratteri di stampa un po’ antiquati, tutto l‘indice del volume. Il progetto grafico è dei fantastici 4: chissà se lavorano ancora insieme, un po’ difficile. Come dicevo, il libro è del 1970, poi però l’ha di nuovo pubblicato un altro editore nel 1999, anche questa versione credo sia rintracciabile solo tra l’usato.
Un buon libro
Copertina a parte, è di mio grande interesse anche l’argomento: Joyce Lussu, con l’aiuto della sorella, è riuscita ad attingere alla più varia documentazione sui sui antenati, ricostruendo così le storie di vita dei suoi sette trisnonni (solo sette perchè due nonni erano cugini) e delle relative famiglie, inesorabilmente destinate a incrociarsi nelle vite delle generazioni successive. Una saga familiare autentica quindi, attraverso i secoli e il territorio di diversi Stati. Cosa c’è di più interessante?
Avventurieri, signorine di buona famiglia, religiosi, scapestrati, figli illegittimi, militari e obiettori di coscienza, poeti e potesse, patrioti e commercianti, proprietari e contadini. Trisnonni, nonni e nonne, zii e cugini, sposi e amanti, compagni di avventure e nei commerci, che creano nuove case e nuove imprese economiche, viaggiano, si muovono e si trasferiscono. Noi a volte pensiamo che sia la nostra l’epoca dei grandi spostamenti, ma anche in passato tutto il mondo era un brulicare di traiettorie di viaggio. Quella descritta nel libro è un’umanità molto mobile e molto varia, intrecciata con le vicende storiche del continente europeo.
Qui Joyce spiega perché ha sentito di dover scrivere questo libro:
Essendo occupata la maggior parte del tempo a pensare e ad agire per il futuro, mi è venuto in mente che ogni tanto bisogna indirizzare la propria curosità verso il passato. E il passato mi è apparso subito nella forma più vicina, casareccia e famigliare, con i visi di vecchi che capisco più facilmente perché sono nata da loro, e misteriose leggi includono in invisibili gameti un futuro gesto delle mani identicamente riprodotto, un modo di crescere di un ciuffo di capelli sopra la tempia con la stessa inconfondibile piega del trisnonno.
e ancora:
I racconti dei nonni sono importanti. La civiltà ha camminato sui racconti dei nonni: dei nonni ai nipoti, saltando una generazione. I padri e le madri non avevavo tempo di raccontare le cose ai figli. (…) I nonni non potevano più lavorare e avevano tempo; avevano accumulato esperienza e ricordavano quello che avevano sentito dai loro nonni, quando erano piccoli; e lo dicevano ai nipoti perché i figli non avevano tempo per ascoltarli. E così si tramandavano, dal tempo dei tempi, le grandi scoperte sulla natura dell’uomo e sulle sue lotte contro la natura e sulle difficoltà dei rapporti tra gli uomini, e sulle loro infinita ingegnosità nel produrre il necessario e il gradevole per la vita.
Joyce Lussu
Forse l’autrice non è così conosciuta come si dovrebbe. Joyce Salvadori Lussu, nata a Firenze nel 1912 e morta nel 1998, è stata una donna di grandissima intelligenza, inarrestabile di corpo, di cuore e di mente su fronti diversi, sempre dalla parte delle donne e dei popoli sottomessi. E’ stata attiva nella lotta antifascista e durante la Resistenza, medaglia d’argento al valor militare. Ha fondato l’UDI (Unione Donne Italiane) per poi distaccarsene, perché la giudicava troppo legata ai partiti. Ha sostenuto le lavoratrici sarde, il Movimento per la Pace, le lotte anticoloniali. Ha scritto poesie, saggi, racconti; ha tradotto poeti e scrittori delle culture meno conosciute, facendo conoscere al mondo occidentale poeti del calibro di Nazim Hikmet o di Agostinho Neto. Come dice il titolo del bel libro-intervista della scrittrice Silvia Ballestra, Joyce Lussu. Una donna contro. Come fa a non piacermi una donna così?
E ora anche un film
Ieri, non so perché, mi è tornata in mente e ho ripreso in mano il suo libro per rileggerlo. E così mi sono accorta che molta parte della vita sua e della sua famiglia si è svolta a Fermo, una città che ho conosciuto bene solo recentemente, grazie a Mario Dondero, grande fotografo e mio amico, e a belle persone che ho conosciuto tramite lui.
E mentre leggevo ho scoperto che una brava regista, Marcella Piccinini, ha fatto un film su di lei, in gran parte girato nella amata e ancora viva casa di Fermo, vera coprotagonista del film, dove Joyce venne intervistata anche da Marco Bellocchio. Non a caso il film è intitolato La mia casa e i miei coinquilini. E moltissime, tutte, sono le cose restate di Joyce nella casa: la sedia a dondolo, la borsa di paglia appesa al muro, i suoi pettinini vicino allo specchio. Un film delizioso e ricco, da non perdere.
Un’altra opera che mi andrò certamente a cercare è Joyce Lussu, madre della patria… e nonna realizzata, di Maria Ludovica Lenzi, edito dai Quaderni del Circolo Rosselli nel 2002.
Se volete saperne di più su Joyce Lussu potete andare al sito dell’Enciclopedia delle Donne, ma anche su Wikipedia la voce è ben fatta.
Ah, sono riuscita a scoprire chi sono i fantastici quattro: Giovanni Lussu, il figlio di Joyce, Mario Cresci, grande fotografo, Mojmir Ježek e Luigi Ricci.
Bellissimo post 🙂 Non conosco questa autrice ed è un peccato visto che provo a portare avanti sul mio blog un discorso costante sulle donne come autrici, come attori sociali e come esseri umani… devo assolutamente rimediare, vado a leggere gli articoli che suggerisci. Probabilmente ci vedremo alla proiezione del film a Milano! 🙂
Che bello! se decidi di andare fammi sapere che ci riconosciamo a vicenda.
Mi interessano molto le storie di donne come questa. Non conoscevo Joyce Lussu, ma dalle tue parole, sembra una figura assolutamente da approfondire!
Una grande donna, davvero. Se ti capita segui il mio blog, ho parlato di molte donne intelligenti e interessanti e ne ho in mente altre, penso sia importante ricordarle.
Seguirò con molto interesse qursto blog. Sono affascinata dalle strorie di donne di ieri e di oggi. Grazie!
Grazie, sono contenta di averti tra di noi. Un abbraccio.
Grande donna Joyce Lussu, coraggiosa e sincera. Il mio esempio!
Una generazione di donne guerriere, che dopo la Resistenza hanno continuato a combattere per una società più giusta. Leggi anche il post sulla storia di Teresa Mattei.
Che meraviglia! Non conoscevo questo libro…lo cercherò con costanza come altri piccoli ‘tesori’ scovati tra le cose vintage…grazie
Vedrò anche il film…quanti spunti fantastici ?
Sai che ho trovato solo ora questo commento nel cestino? Grazie mille, comunque, e viva Joyce Lussu!
Sono sempre affascinata da queste figure femminili a me totalmente sconosciute. Grazie davvero!
Grazie a te!