Leboyer, il ginecologo del parto non violento

Nel 2017 è morto Frédérick Leboyer, alla bella età di 99 anni. Ho imparato a conoscere il pensiero di questo ginecologo illuminato e visionario quando ho scoperto di aspettare il mio primo bambino, nel 1980, attraverso il suo libro Per una nascita senza violenza, scritto qualche anno prima.

Avrei voluto ringraziarlo personalmente, il dottor Leboyer, perché grazie alle sue teorie sulla nascita ho avuto tre figli nati con un parto dolce, senza violenza. Non ho fatto un parto in casa, né mi sono avvalsa di strutture alternative. Ma l’ospedale dove sono nati i miei figli, l’Ospedale dei Bambini Buzzi a Milano, è stato forse la prima grande struttura pubblica italiana ad adottare il metodo Leboyer.

Certo, alcune mie amiche sono state più estremiste e sono andate a partorire nella clinica piccola e accogliente di Ponte dell’Olio, nel Piacentino, dove il metodo Leboyer era applicato in modo più completo e ortodosso,  con stanze dove madre e padre potevano restare una settimana per fare conoscenza con il nuovo arrivato (o la nuova arrivata) e imparare tutto da osteriche e puericultrici nel relax e nella cura reciproca.

Ma, come me, devono ringraziare Leboyer anche moltissime mamme che hanno avuto figli in ospedale in questi ultimi decenni, perché alcune innovazioni introdotte da questo grande ginecologo sono entrate nella prassi normale di molte sale parto italiane:

  • luci soffuse e suoni attutiti,
  • il padre che partecipa al parto e che lava il neonato,
  • la posizione non necessariamente supina della madre, ma anche seduta o accovacciata,
  • a volte il parto in acqua,
  • il cordone ombelicale reciso il più tardi possibile, per fare imparare il corpicino a respirare,
  • sempre, il piccolo appoggiato sulla pancia della mamma prima del taglio del cordone, in modo che madre e figlio comincino a conoscersi lentamente, senza traumi.

Anche il rilassante massaggio neonatale e dei primi mesi,  è stato introdotto in occidente da Leboyer

Come dicevo, alcune di queste indicazioni sono state in questi quarant’anni adottate dai reparti di ostetricia negli ospedali di tutto il mondo, permettendo così a generazioni di bambini di subire nel modo più dolce possibile il momento comunque traumatico della nascita.

Dicevo, ho avuto tre bei parti, grazie a Leboyer e alla fortuna, naturalmente. Ma certamente anche grazie alle meravigliose ostetriche che in tutti e tra i casi hanno fatto tutto, senza la presenza di ginecologi. Mi sono sentita in mani esperte, sicure, assistita e coccolata al punto giusto.

In particolare ho in mente l’ostetrica che ha fatto nascere Francesco, il mio terzo figlio, e che ha accolto con un atteggiamento  aperto, e certo non dovuto, la nostra strana richiesta di far partecipare ad ogni momento della nascita il fratello, che non aveva ancora 11 anni e che non accettava di sentirsi escluso da questo importante evento familiare.

tommi e frelli appena nato

Questa è la foto strappalacrime (almeno per me) di Tommaso che, ancora con il camice, tiene in braccio il nuovo arrivato che aveva aiutato a lavare.

Questo invece il messaggio che abbiamo lasciato a Martino (quasi 13), che aveva preferito, come è comprensibile,  essere avvisato a cose fatte. Notate che il messaggio è stato scritto sul retro di una polaroid che era servita per il ritratto, fatto un paio di giorni prima, del nonno Mario, mio padre,  insieme ai suoi nipoti.  

Messaggio per Martino retro  Polaroid

La foto di copertina è invece di Martino appena nato. Tutte le foto sono di Paolo, naturalmente. 

Questo è invece un post sull’educare i figli maschi: non è un caso che Tommaso abbia voluto partecipare al parto in prima persona.