Maternità: lo stato del mondo per Save the Children.

Da qualche anno l’Ong Save the Children stila una particolare classifica dei Paesi del mondo: lo sguardo e l’analisi dei dati sono focalizzati sulla salute e il benessere dei nuovi nati e delle loro mamme.

Quali sono i Paesi migliori (più sicuri, con i servizi più efficienti, con la minore mortalità ecc. ecc.) in cui mettere al mondo un figlio? E quali i peggiori?

La testa e la coda della classifica sono altamente prevedibili. Nella classifica del 2015 i dieci Paesi più favorevoli alla natalità sono quasi tutte nazioni dell’Europa nord-occidentale, con un’unica eccezione, l’Australia: Norvegia in testa, seguita da Finlandia, Islanda, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Spagna, Germania, quindi Australia e Belgio. Gli 11 (c’è un ex equo) più pericolosi per mamme e bambini sono tutti Paesi africani, con l’eccezione di Haiti: Sierra Leone, Guinea Bissau, Ciad, Costa d’Avorio, Gambia, Niger, Mali, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, ultima la Somalia.

imageimageimage

L’Italia è dodicesima, Francia e Regno Unito rispettivamente al 23o e 24 posto e gli Stati Uniti solo al 33o.
I parametri presi in considerazione sono cinque: oltre al reddito pro capite, la salute delle madri (dati sulla mortalità al momento del parto e sue complicazioni), la salute dei bambini (mortalità nei primi 5 anni di vita), la scolarizzazione femminile, la percentuale di donne con incarichi di governo ai vari livelli.

Screenshot 2015-06-01 18.50.24Screenshot 2015-06-01 18.49.09

Il rapporto di quest’anno è il sedicesimo e si è focalizzato sulle città: da pochi anni il rapporto città/ campagna si è infatti invertito e nel mondo sono ormai più numerosi i cittadini. Dall’analisi dei dati sono emersi risultati particolarmente interessanti e in parte inaspettati. In generale, le condizioni di mamme e bambini sono peggiori nelle periferie urbane rispetto a quelle delle campagne. Il miglioramento generalizzato del livello di vita, l’accesso all’acqua, alla casa, ai servizi che tutti noi immaginiamo legati all’avanzare dell’urbanesimo sono veri ma solo se rapportati alle zone centrali delle città, mentre ne sono esclusi gli slums del Sud del mondo e anche i quartieri periferici delle ricche città del mondo occidentale.

Di queste ne sono state prese in esame 24 e di gran lunga quella messa peggio è risultata essere la capitale Usa, Washington, che ha una mortalità infantile molto più elevata (7,9 per mille) del resto del Paese (6,2), ma che si può anche paragonare a quella di Stoccolma, che è solo del 2. E come era prevedibile, i dati confermano che maggiormente a rischio di perdere presto il proprio bambino sono le madri giovanissime, poco scolarizzate, povere e afro-americane.

Quindi le raccomandazioni di Save the Children. Si chiede innanzitutto di focalizzare l’attenzione sulle periferie urbane, sia nel Sud che nel Nord del mondo. Tra l’altro esempi positivi esistono ed è importante riconoscerli: grandi città come Addis Abeba, Manila, Il Cairo, Città del Guatemala hanno fatto notevoli passi in avanti per le proprie mamme e i propri bambini, seguendo progetti attenti e mirati. Innanzitutto i governi devono dedicare più risorse ed energie su questa fascia della popolazione, incrementando la scolarizzazione, le strutture sanitarie a loro destinate, la disponibilità di acqua e infrastrutture urbane. È necessaria anche una raccolta dati più capillare, in modo da conoscere più precisamente le singole situazioni su cui intervenire, ecc. ecc. Potete trovare tutto nel sito di Save the Children.

Viene sottolineato anche il drammatico peggioramento delle condizioni della maternità nelle zone di guerra e di sopraffazione etnica.

Ma io aggiungerei anche qualcosa d’altro. È soprattutto importante che l’azione dei governi si adoperi per contrastare l’attività delle multinazionali agricole e minerarie che, nella loro continua corsa a maggiori profitti, espropriano i terreni e le possibilità di sopravvivenza di intere popolazioni rurali, spingendole verso la vita precaria nelle bidonville dei centri maggiori dei loro Paesi e, in seconda battuta, verso le periferie delle metropoli del Nord del mondo.

image

Qui il sito di Save the Children.

In questo post un progetto, The Grandmother Project, che si avvale dell’esperienza e delle influenza delle nonne per fare educazione alla salute e alla maternità nei villaggio africani.