Mia nonna mi insegnò a leggere

Mia nonna mi insegnò a leggere.

Mia nonna mi mostrò i libri e mi trasmise il suo amore per loro. Non ebbi scelta, fu la sua eredità.

Mia nonna mi disse che con i libri non mi sarei mai sentita sola. Mi insegnò ad avere cura dei miei occhi fino a farmi sentire padrona del luogo più prezioso, più limpido.

Mi spiegò che se mai mi fosse venuto meno l’udito, non sarebbe stata una grave perdita, tutto quello che valeva la pena ascoltare era già stata scritto e l’avrei potuto riscattare con gli occhi. Mi disse che se mi fosse mancata la voce non sarebbe stata la fine del mondo. Avrei registrato i suoni dall’esterno senza restituirli e nessuno, tranne me, ne avrebbe sentito la mancanza.

Le parole esistevano per essere plasmate: dalle mie orecchie quelle che erano già state concepite, dalle mie mani tutte quelle che potevo inventare.

Poi, tralasciando eventuali carenze all’olfatto o al gusto, mia nonna mi disse che se mai fossi stata colpita dalla sordità o dal mutismo non mi sarei dovuta preoccupare perché l’unica, totale mutilazione era la cecità.

Dovevo prendermi cura dei miei occhi. Solo con quelli avrei potuto leggere. Solo quelli mi avrebbero salvato dalla solitudine.

Marcela Serrano, Il tempo di Blanca, Feltrinelli, Milano, 1998

 

In copertina, foto di Lorenza Martini a Paola, a Marta e ai suoi occhi.