Tai chi con i mostri

Lo ammetto, sono una nonna appassionata di tai chi.

Pratico questa arte marziale interiore da trent’anni, prima ancora di diventare mamma. Allora ero giovane, amavo ascoltare il mio corpo e percepire, nella fatica, la sensazione di raggiungere un livello di grazia quasi perfetta; mi sentivo bella e armonica nel movimento.

Sono passati parecchi anni e questo piacere nei confronti di una gestualità ricercata è rimasto, ma l’esperienza e la saggezza mi permettono ora di scavare più in profondità e scoprire altri motivi di benessere.

Sento forte il bisogno di avere tempo da dedicare, non ho timore di restare indietro, non perdo nessun treno e posso assaporare con maturità i frutti raccolti.

Ultimamente, praticando tai chi, qi kung e i qung mi è capitato di mettere in relazione gli effetti di queste pratiche con ciò che credo accada durante una meditazione. Non sono un’esperta, ma so che la recitazione di un mantra aiuta a raggiungere uno stato di benessere fisico e psichico, una sorta di leggerezza del corpo e dello spirito.

Ecco, l’esecuzione dei movimenti lenti, le posizioni statiche e la cura della respirazione che caratterizzano il tai chi sono secondo me paragonabili alla recitazione di un mantra. Alla fine degli esercizi mi sento leggera, libera dalla pesantezza della giornata e pronta ad affrontare con energia ritrovata gli impegni della vita.

A scuola mi è capitato (sono ancora un’insegnante di educazione fisica appassionata del suo lavoro) di discutere sulla possibilità di introdurre spazi di meditazione durante le ore di lezione. Un’associazione fondata dal regista David Lynch si occupa proprio della diffusione della pratica della meditazione trascendentale e anche in alcune scuole italiane il progetto è in via di sperimentazione. Risultato? Gli studenti che la praticano sembrano avere atteggiamenti più maturi e ottenere voti migliori, inoltre sono più calmi ma, allo stesso tempo, svegli e dinamici, meno soggetti ad ansia e a comportamenti violenti.

In molti Paesi, in particolare negli Stati Uniti e nei Paesi nordici, meditazione e tai chi sono fenomeni culturali molto diffusi e da parecchi anni vengono praticati anche nelle scuole. Navigando nel web ho trovato anche in Italia diversi insegnanti di tai chi che lavorano con i bambini. Certo l’approccio deve essere diverso da quello per gli adulti, divertente e sorprendente, ma perché non pensare a un’attività che noi nonne possiamo svolgere insieme ai nostri piccoli mostri?

Non vi nascondo che quando pratico la forma più evoluta con spada o sciabola, mi immagino impegnata in un tv dinner con il mio nipotino (per ora ancora troppo piccolo, purtroppo) davanti al mitico cartone animato “Kung fu Panda”: con le bacchette di bamboo afferriamo i nostri noodle di soya e in corpo sentiamo l’eccitazione per i nostri prossimi…“duelli dello spirito”.

La foto è tratta dal bell’articolo di Elisa Cappelli sul sito cure-naturali.it.