Il 2 giugno 1946 le donne hanno votato in Italia per la prima volta (in Nuova Zelanda, il primo Paese che ha riconosciuto questo diritto, nel lontano 1893). Hanno votato per il referendum tra monarchia o repubblica, ma hanno votato anche per eleggere l’Assemblea costituente. E per questo importante parlamento le donne hanno non solo votato, ma hanno potuto anche essere elette.
Le donne della Costituente
Alla fine degli scrutini non sono risultate molte le deputate, solo 21 a fronte di 535 uomini, divise tra i vari partiti, ma soprattutto comuniste e democristiane.
Anche se costituivano solo un piccolo gruppo, la loro presenza è stata però fondamentale: molti degli articoli più socialmente avanzati della nostra bella Costituzione sono stati proposti proprio da loro. Molte avevano partecipato alla Resistenza e combattuto il fascismo, spesso pagando a caro prezzo le loro scelte. Da queste esperienze avevano compreso chiaramente che cosa avrebbero voluto nella società futura e quello che invece non avrebbero mai più accettato di quella passata.
Si sentivano la punta avanzata, l’elemento trainante di una nuova generazione di donne che non avrebbe più accettato di restare in seconda fila nelle scelte fondamentali per sé, per i propri figli, per tutta la società. Le supportava l’entusiasmo del dopoguerra, quella certezza di essersi lasciate alle spalle la parte brutta della Storia e che il futuro non potesse che essere migliore per tutti, avanzato, democratico. Vorrei oggi avere un po’ del loro ottimismo.
Teresa Mattei
Di queste ventun donne, che dovremmo conoscere meglio per conoscere più approfonditamente la nostra Storia, voglio raccontare di Teresa Mattei, l’ultima che ci ha lasciato, morta a 92 anni nel 2013.
Cresciuta in una famiglia antifascista (il padre era un professore iscritto al partito d’Azione), è l’erede di tre generazioni di donne colte e impegnate. La bisnonna materna aveva fatto studiare e laureare le quattro figlie, tra cui la nonna Teresita; la mamma Clara era invece laureata in glottologia.
A 16 anni Teresa parte da sola, da Bagno a Ripoli vicino a Firenze dove vive, per portare un aiuto economico ai fratelli Rosselli, che erano espatriati a Nizza per sfuggire al fascismo.
A 17 anni, quando furono emesse le leggi razziali, si ribella durante una lezione in cui si faceva propaganda antiebraica, e per questo viene espulsa da tutte le scuole italiane. Continua però gli studi da privatista e all’università costituisce un’associazione clandestina di studenti antifascisti. Fin da giovanissima, una ragazza coraggiosa e determinata.
Nel 1943 entra nei Gruppi di Difesa della Donna, l’organizzazione femminile di supporto alle azioni partigiane, per poi passare alla formazione garibaldina Fronte della Gioventù come comandante con il nome di battaglia di Chicchi.
Nel 1944, dopo la morte del fratello Gianfranco, torturato dai nazisti, parte per Roma per consegnare del materiale alla redazione dell’Unità, ma il camion su cui viaggia viene mitragliato e Teresa è catturata. Al kommando tedesco è picchiata e violentata da cinque soldati, che alla fine le comunicano che l’indomani sarebbe stata fucilata. Nella notte viene liberata da un gerarca fascista che sembra abbia detto “Una così brava ragazza non può essere una partigiana.”
Dopo la Liberazione, come era naturale, continua il suo impegno politico e sociale. Nell’Assemblea costituente, Teresa, a 25 anni, è la deputata più giovane e viene soprannominata “la ragazzina di Montecitorio”. E’ però questa ragazzina a firmare l’articolo 3 della Costituzione:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Il suo lavoro di deputata nelle fila del Partito Comunista si accompagna all’impegno a favore delle donne, nell’UDI (Unione Donne Italiane) e altrove. Con altre due deputate (Rita Montagnana e Teresa Noce) Teresa decide di associare la mimosa alla festa dell’otto marzo: l’idea nasce perché questo fiore spontaneo, apparentemente fragile, ma capace di sopravvivere e fiorire anche in condizioni difficili, preannuncia la primavera e la vita che ricomincia.
Teresa vive anche la discriminazione di genere sulla propria pelle. Aspetta un figlio da un uomo sposato, separato dalla moglie, ma in Italia non esiste il divorzio. Dai suoi compagni le viene consigliato di abortire (non è legale neanche l’aborto, ma tant’è…), ma lei si ribella e, anzi, grida a gran voce che rappresenterà tutte le ragazze madri italiane in Parlamento.
In effetti il suo impegno per le donne e per i bambini non si spegne mai. Nel primo periodo Teresa gira per le scuole, racconta la Resistenza e la Costituzione, partecipa a convegni per informare e far nascere la consapevolezza delle origini dei propri diritti, per far comprendere il valore della libertà. Con Rossana Rossanda si occupa della Casa della Cultura a Milano. Continua il suo lavoro di testimonianza anche quando rifiuta di ricandidarsi e poi viene espulsa dal PCI, perché non accetta la completa adesione alla politica sovietica.
Intanto la sua famiglia cresce, i figli sono quattro, più tardi diventa anche nonna. Negli anni Sessanta fonda a Milano un Centro Studi per la progettazione di nuovi servizi e prodotti per l’infanzia.
Poi comincia a occuparsi di cinema insieme a Bruno Munari. Cinema e bambini: fonda la Cooperativa di Monte Olimpino che promuove film girati dai bambini, che nel ’68 arrivano anche alla Mostra del Cinema di Venezia.
Continua a lavorare su bambini e diritto alla comunicazione, conducendo campagne contro l’eccessivo uso della televisione e per una cultura di pace che coinvolga proprio le giovani generazioni.
Ancora nel 2001, ottantenne, Teresa Mattei è a Genova per le manifestazioni, i dibattiti e gli approfondimenti contro il G8 e assiste alla spirale di violenza repressiva che segue. Nel 2004 pronuncia un memorabile discorso nel campo di sterminio di Mauthausen davanti a oltre 200mila ragazzi che provengono da tutta Europa. Nel 2006 scrive la presentazione del bel libro di Anna Sarfatti “La Costituzione raccontata ai bambini“.
Sono una nonna che ha avuto, 60 anni fa, il privilegio e la responsabilità di partecipare ai lavori per la scrittura della Costituzione. Allora ero una ragazza, la più giovane deputata dell’Assemblea Costituente del 1946. La Resistenza al nazi-fascismo era stata la mia scuola d’azione. Avevo imparato che le scelte più importanti sono anche le più semplici. (…) Diceva Umberto Saba: “I bambini, come i poeti, pensano per immagini”. Nell’articolo 3, che afferma la pari dignità fra tutti i cittadini, avevamo dimenticato di inserire la parola ‘età’, indispensabile al completamento del principio di uguaglianza.
Ho letto tutto d’un fiato. Sapevo pochissimo di Teresa Mattei e credo che cercherò di saperne di più: una figura davvero di spessore. Le dobbiamo tanto. Grazie per questo splendido post!
Ho letto tutto d’un fiato! Dobbiamo davvero tanto a questa donna di cui conoscevo pochissimo. La resistenza, Munari, le ragazze madri, l’espulsione dal PCI: credo che leggerò un bel po’ su di lei. Grazie per questo splendido post!
Grazie a te per aver letto e apprezzato. Teresa grandissima donna, avercene oggi come lei in Parlamento!
Che politiche abbiamo avuto! Che nostalgia… Mi ricordo le parole di Livia Turco alla mostra sulle Madri Costituenti organizzata da Tf solo pochi anni fa. Il suo ricordo di Nilde Iotti, di cui ora è Presidente della Fondazione, e la consapevolezza che tutte hanno agito per il bene delle donne italiane al di là del proprio credo politico, una forza che andrebbe recuperata.
Un abbraccio
Davvero! Un’epoca d’oro di cui non resta traccia nella situazione politica attuale, purtroppo,