Le nuotatrici

Da qualche tempo uno dei film più visitati su Netflix è “The swimmers” (“Le nuotatrici”), della regista anglo-egiziana Sally El Hosaini.

E’ la storia (vera) di Yusra e Sarah Mardini, due sorelle siriane fuggite nel 2015 dalla guerra, attraverso uno dei principali canali di migrazione, via mare, dalla Turchia alla Grecia, nell’isola di Lesbo. La loro imbarcazione è piccola e precaria, in mare aperto imbarca acqua e il motore si ferma. Yusra e Sarah, campionesse di nuoto nel loro paese, si tuffano e per tre ore affiancano e spingono il gommone, fino a fargli raggiungere la meta.

Dopo aver attraversato fortunosamente i Balcani, le due sorelle arrivano a Berlino e Yusra ha l’opportunità di partecipare alle Olimpiadi nella squadra dei rifugiati;  riescono anche a far arrivare in Europa il resto della famiglia. E’ perciò una storia a lieto fine, anche se Sarah è ancora sotto processo in Grecia per essere tornata ad aiutare altri migranti come lei.

Anche se questa storia tutto sommato finisce bene, il film riesce tuttavia a comunicare in modo molto efficace l’angoscia di chi affronta il mare, sapendo che tutto può andare male, e la sua paura per sé e i propri cari, il coraggio, la determinazione, la solidarietà (e talvolta l’opposto) che nasce tra persone accomunate solo dal desidero di salvezza.

In particolare, il film ha il merito di raccontare questa storia ‘dal di dentro’, mostrandoci le vite ricche e profonde delle protagoniste e dei migranti che intraprendono il viaggio con loro. Solo l’assurda ingiustizia dell’uomo ha deciso che siano persone di serie B, senza diritti alle scelte, al sogno, alla felicità, alla sicurezza, addirittura alla sopravvivenza.

Le scene di terrore nella barca in difficoltà sono forti, coinvolgenti, cariche di tensione. E non si può non pensare alle molte, troppe volte in cui hanno perso la vita centinaia e centinaia, migliaia (oltre ventimila morti nel Mediterraneo, e la stima è per difetto) di persone in condizioni analoghe.

Il film ci racconta anche del ‘prima’,  delle due sorelle adolescenti, in famiglia, nel gruppo di amici, durante le gare in piscina, in discoteca. Proprio come normali adolescenti di molta parte del mondo. Proprio per questo riesce a farci capire perché, nonostante tutto, la gente continua a partire, perché la gente accetta anche il rischio, altissimo, di morire.

“Le nuotatrici” è perciò un film da vedere, assolutamente. E buona vita, Yusra e Sarah!

 

dedicato alle vittime di Cutro, che non saranno le ultime.