Grandma, una recensione

Finamente sono riuscita a vedere Grandma. Non lo trovavo nei circuiti delle sale cinematografiche, neanche nei cineforum, poi, approdato a Netflix, non riuscivo mai a trovare un momento tranquillo per guardarmelo in pace. Confesso che soprattutto ero attirata dal titolo, Grandma, perfetto per me e il mio blog. Poi mi piaceva l’idea che raccontasse storie familiari,  che per me sono sempre tra le più coinvolgenti. C’era anche la regia di Paul Weitz, che mi era piaciuto moltissimo con About a boy. E poi un’attrice come Lily Tomlin,  e il fatto che fosse passato al Sundance Festival… Insomma, già nel pregustarmelo aveva tutte le carte in regola per essere un gran bel film.

Così ce lo siamo visto, accoccolate sul divano, io e una giovane amica catalana, che è stata da noi per una settimana a imparare i segreti di un vecchio fotografo (non so se Paolo apprezzerà questa definizione 😉 …)

La storia di Elle e della nipote Sage ci ha preso in fretta. E’ un road-movie urbano, il denso racconto di una giornata particolare in cui, tra segreti e confessioni, le due donne incrociano diverse altre vite e intanto imparano a conoscersi, a scoprire i reciproci mondi paralleli.

Elle è una poetessa, una femminista, una donna sulla settantina che ha vissuto intensamente la sua vita: ha lottato, ha creato, ha raggiunto anche una discreta fama, e ha cresciuto sua figlia insieme alla sua compagna, Violet, in un intenso e bellissimo rapporto familiare. Ma Violet è morta ed Elle vive una complicata e spartana esistenza da single. L’arrivo alla sua porta della giovanissima nipote Sage, con la sua richiesta di 600 dollari per poter interrompere una gravidanza indesiderata, la costringe a riprendere contatto con vecchie conoscenze, tra cui anche un ex-marito. A bordo di una vecchia macchina, nonna e nipote girano per Los Angeles, ma in realtà a ritroso nel passato tempestoso di Elle.

Il road trip ci fa conoscere a fondo le due donne, poche pennellate ed emerge già nei primi minuti il carattere irascibile e indomito di Elle, il suo essere stata sempre controcorrente, senza compromessi, e le paure da adolescente di Sage, il suo vergognarsi di una nonna così stramba. Ma in questo breve lasso di tempo tutte e due cambiano, si addolciscono, si aiutano reciprocamente e inconsapevolmente a crescere.

La ricerca della somma è senza risultato, Elle e Sage sono costrette a ricorrere a Judy, rispettivamente figlia e madre delle due protagoniste, così donna in carriera, così radicalmente diversa da entrambe. I contrasti tra loro scompaiono solo in relazione a Violet, che dai ricordi di tutte e tre emerge come la vera fonte di dolcezza, di pace, di comprensione materna, il nucleo intorno a cui si è formata la famiglia. Judy è arrabbiata con la madre per il passato, arrabbiata con la figlia per il futuro, ma questa giornata cambia anche lei, la spoglia della scorza più dura.

Ho apprezzato che il film non si sia soffermato più di tanto sulla questione dell’aborto o sull’omosessualità di Elle: sono alcuni dei tasselli del racconto di queste vite, che sono anche molto altro. Quello che si dipinge è questo, non ci sono proclami da fare in nessuna direzione.

Fil rouge di questa giornata, e di questa storia, è il rapporto di Elle con una donna più giovane, Olivia, dolce, innamorata, anche consapevole. Ma Elle la saluta con dolore all’inizio della giornata e conferma questo desiderio di lasciarla libera come conclusione del film. Non vuole essere così egoista da legare alla propria vita, di donna difficile e soprattutto anziana, una ragazza giovane, con tutta la vita davanti. Facendo una scelta tipicamente femminile: pochi uomini avrebbero rinunciato per generosità a questo regalo di giovinezza e autentico amore uniti insieme.

Ma, racconto a parte, la storia narrata da Grandma si inserisce in un filone letterario nuovo e sempre più folto: quello di ritratti di donne anziane, che non corrispondono all’iconografia classica della nonna. Sono donne che hanno vissuto e sono cresciute negli anni Sessanta, hanno viaggiato, letto, discusso, combattuto; sono state protagoniste di un’epocale rivoluzione sociale. Neanche gli anni le possono tacitare. Né l’età, né gli acciacchi, né le inevitabili solitudini. Bello, ragazze, avere nonne così, vero?