Alla ricerca delle radici: il bisnonno Domenico

Mi sono sempre piaciuti i ponti, soprattutto quelli di pietra, molto antichi, e quelli metallici dei primi del ‘900, come il Ponte della Becca, alla confluenza tra il Ticino e il Po. Forse perché mio papà mi portava ogni tanto sul Ponte della Becca – c’è un’altra storia di famiglia che passa su quel ponte – o perché mi aveva regalato un vecchio libro che parla, con il linguaggio di fine Ottocento, di ponti metallici. Sono strutture che sembrano leggere come ricami e diventano un po’ magiche  quando ci sono certi giochi di luce sull’acqua dei fiumi che attraversano.

Una volta sono andata invece a visitare un altro ponte sul Po, il Ponte della Gerola, spinta da una piccola storia di famiglia: la storia del bisnonno Domenico.

Il bisnonno Domenico

Domenico Giorgi, nato nel 1865, era il papà della nonna Adele.  A vent’anni, Domenico era andato a lavorare nell’Impero Austro-Ungarico alla costruzione di un ponte sul fiume Sava, affluente del Danubio.

Abbiamo una foto di Domenico a questa età: potrebbe essere stata scattata quando era ancora all’estero, perché si usava inviare una foto ai propri cari quando si era lontano per qualche ragione (viaggi, lavoro, guerre…).  Non deve essere stato via a lungo, Domenico, perché a Voghera si è sposato e nel 1890, a 26 anni, ha avuto la sua prima figlia, Maria. Mi piace notare la sedia Thonet a cui Domenico è appoggiato, è quasi un simbolo del legame tra la Lombardia e l’Austria che era ancora molto vivo a quell’epoca.

bisnonno Domenico giovane

Più o meno all’epoca di questa foto il giovane Domenico è tornato quindi a vivere a Voghera, o meglio nei dintorni, e le notizie tramandate in famiglia dicono che lavorasse come custode al Ponte della Gerola.

Ma quale Ponte della Gerola? Come si sa, il ponte sul Po alla Gerola fu costruito dalle officine Savigliano nel 1916, come è scritto sulla lapide all’ingresso del ponte. Nel 1916 Domenico Giorgi era già vigile urbano a Voghera, il lavoro che ha fatto dai primi anni del secolo fino alla vecchiaia. Il Ponte della Gerola era allora un ponte di barche.

I ponti di barche

Alla fine del 1800 in Lombardia erano operativi diversi ponti di barche. C’è un interessante documento – disponibile in rete – che ne parla: la Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia N°148, emessa a Roma il 23 giugno 1914.  Il decreto del re Vittorio Emanuele III si limita a stabilire le tariffe per il transito sul ponte di barche – anche soltanto la lettura di queste tabelle è interessante e un po’ divertente. Sono previste tariffe diverse per tutti i tipi di animali e di veicoli, e naturalmente i notabili e i deputati possono transitare gratis.

Quale era il lavoro svolto dagli uomini che prestavano servizio sul ponte di barche? Ecco qua la descrizione, riportata nella Gazzetta Ufficiale e risalente al 1901.

“Ad evitare ogni sinistro accidente, gli uomini di servizio sul ponte saranno obbligati senza compenso alcuno di prestare aiuto ai vetturali e conducenti nel salire e discendere le rampe ed i carati, impiegando a tale uopo funi,  spranghe ed ogni attrezzo occorrente.

Il ponte è aperto al pubblico transito tanto di giorno che di notte. Di notte tempo gli accessi od approdi al ponte devono essere chiusi con barriera mobile da aprirsi al presentarsi di passeggeri o Veicoli. Quattro uomini almeno di servizio devono pernottare sul ponte ricoverati in appositi casotti.

Di notte, al presentarsi di un veicolo o di una persona alla testa del ponte, uno dei quattro uomini fornito di un lampione acceso, dovrà portarsi tosto a quell’approdo ad accompagnare sia il veicolo che la persona fino all’uscita dal ponte. Occorrendo aiuto chiamerà gli altri uomini di guardia che dovranno immediatamente prestarsi.”

Il Porto della Gerola

Il luogo adesso è abbastanza solitario (a parte un buon ristorante), ma alla fine del ‘900 era sede di un porto. Rimane un cippo con la dicitura “Porto di Gerola”.

Secondo alcuni scrittori antichi – Plinio e Polibio, ad esempio – il Po era navigabile fino al Ticino, o anche fino a Torino. Al confine tra storia e leggenda ho trovato che gli abitanti della pianura intorno a Voghera potrebbero essere di origine greca. Fuggiti dopo la guerra di Troia, come Enea che arrivò alla foce del Tevere e fondò Roma, altri sarebbero arrivati in Adriatico e avrebbero risalito il Po fino a fondare l’antica Iria, città ancora oggi un po’ misteriosa. Secondo alcuni  storici era sulla riva della Staffora ed è diventata l’odierna Voghera, secondo altri invece era sullo Scrivia ed è stata distrutta…

Domenico Giorgi  probabilmente non si interessava di queste dispute tra gli storici; ma proprio durante il suo periodo di lavoro a Gerola aveva incontrato Giuseppina Giorgi, che non era sua parente anche se aveva il suo stesso cognome. Giuseppina veniva da Baselica Erbognone: un paese che prendeva il nome dal torrente  Erbognone. Oggi di questo paese non ho più trovato traccia, forse era soltanto una cascina. Giuseppina era nata nel 1864. I due si sono sposati – tiro a indovinare – nel 1888 o nel 1889. In seguito, Domenico Giorgi, divenuto vigile urbano, ha vissuto con la famiglia  a Voghera, nella grande casa con cortile in fondo a Piazza San Bovo, la grande piazza che era utilizzata come mercato del bestiame al venerdì e come fiera dei divertimenti durante le feste dell’Ascensione.

Domenico e Giuseppina Giorgi hanno avuto sei figli: Maria, Adele, Francesco e Giacomo sono vissuti a lungo; un bambino, Mario, era morto piccino a 9 anni; Rosetta sposò un ferroviere dello scalo di S.Cristoforo e visse a Milano, ma morì giovane lasciando un bambino, Enzo, che poi è vissuto a Voghera.

bisnonno Domenico foto tessera

Il bisnonno Domenico era alto, biondo, con grandi baffi in stile umbertino. Qui è ritratto nella sua foto tessera in divisa da vigile. Il papà mi diceva anche che era stato anche un eroe, insignito di una medaglia d’argento al valore civile per aver fermato un cavallo imbizzarrito che stava per travolgere alcune donne.

 

La foto di copertina è tratta dall’Archivio Chiolini, Musei Civici, Pavia, che ringraziamo.

La foto del bisnonno Domenico, anziano in divisa da vigile, è tratta dal Fondo Cicala dell’archivio fotografico della Regione Lombardia.