Nonna Lola, una storia argentina

Una casa sempre aperta

Quella dei miei zii Gregorio Levenson e Lola Rabinovich, a Buenos Aires, era una casa sempre aperta. Avevano un grande giardino e una biblioteca fornitissima. Mi ricordo i pranzi domenicali con tavolate interminabili. La zia Lola era una donna sensibile e generosa; era laureata in ingegneria chimica, una laurea poco comune per una donna nell’Argentina di quegli anni.

Per me e mia sorella Bibi quella casa era una specie di rifugio.  L’abbiamo frequentata più o meno fino  al golpe militare, nel marzo del 1976. Via via ci dovemmo vedere sempre meno per motivi di sicurezza. La famiglia Levenson era infatti molto politicizzata. Alcuni dei miei zii e  cugini facevano parte di Montoneros, il braccio armato della sinistra peronista. Altri erano iscritti al partito comunista. Io e mia sorella Bibi militavamo in un partito trotzkista.

Anni difficili

Erano anni difficili. Un po’ prima del golpe ero diretta a un appuntamento clandestino con alcuni compagni; mi ricordo di aver incrociato zia Lola per la strada. Eravamo tutti in clandestinità. Lei si era tinta i capelli di biondo e aveva un bambino in braccio, forse uno dei bambini di cui si prendeva cura quando i genitori rischiavano la vita. Ci siamo guardate brevemente, ma tutte e due abbiamo tirato diritto. E’ stata l’ultima volta che l’ho incontrata.

Un giorno di maggio del 1976 sul giornale vidi la foto di mio cugino Bernardo, uno dei figli di Lola. Mi tremavano le mani. L’articolo diceva che era stato ucciso durante un’operazione militare. Poco tempo dopo qualcuno ci raccontò che sua moglie Marta era stata fermata, ma che aveva ingerito una pastiglia di cianuro, come era consuetudine fra i militanti di Montoneros per evitare la tortura.  Pensai allora “meno male  che Alejo, il loro figlio di 4 anni, è con sua nonna Lola”.

Eravamo tutti convinti che per Marta fosse andata così. Ma non sapevamo che i militari l’avevano salvata facendole una lavanda gastrica. Non sapevamo nemmeno che era stata torturata e che aveva iniziato a collaborare con i militari in cambio della promessa di riavere indietro suo figlio.

Il sacrificio di nonna Lola

A febbraio del 1977 una pattuglia militare si presentò a casa di Lola, madre di Bernardo e nonna di Alejo.  Lei era pronta per andare a Mar Del Plata con il nipote: voleva andare via da Buenos Aires, dove tutto era sempre più difficile.  I militari si presentarono armati fino ai denti, dicendo che venivano per Alejo e che non si sarebbero portati via nessun altro.

Nonna Lola rispose che lei non avrebbe mai lasciato andare il piccolo da solo. Disse che se portavano via il suo nipotino, avrebbero dovuto portare via anche  lei. E così, li portarono via assieme, mentre un altro gruppo di militari faceva irruzione  nella casa, distruggendola e portando via documenti, libri e foto.

Il bambino fu poi effettivamente portato dalla sua mamma, ma Lola venne internata in un campo di detenzione illegale (ESMA). Lì rimase incappucciata e incatenata al muro per sei mesi. Alcuni sopravvissuti hanno aiutato a ricostruire i suoi ultimi giorni.

Un giorno dell’agosto 1977 venne fatta salire su un aereo militare con altri prigionieri e gettata nel Rio de La Plata, con i famigerati voli della morte.

Per non dimenticare

E’ passato tanto tempo. Due anni fa, per l’anniversario della sua uccisione, su invito di un gruppo di giovani attivisti siamo andati all’ex campo di concentramento  che è diventato oggi un centro culturale. Lì abbiamo posto la gigantografia di un ritratto di Lola su un muro della sua terribile prigione.

nonna LOLA gigantografia

 

Ho sempre pensato alla mia amata zia Lola perché è stata una donna eccezionale. Sette anni fa sono diventata nonna anche io e solo allora ho capito fino in fondo il suo martirio. Lei è morta perché era un’antagonista della dittatura militare, ma anche perché semplicemente ha protetto suo nipote.

Alejo oggi ha 48 anni e una bellissima famiglia, con tre figli. Ha vissuto in India fino ai diciott’anni, tornò poi a Buenos Aires per vivere con suo nonno Gregorio, il marito di nonna Lola. Gregorio visse fino ai 93 anni e fece in tempo a vedere nascere nuove vite in questa famiglia così colpita durante la dittatura.

 

L’Argentina e le sue vicende storiche sono spesso presenti in questo blog. Potete leggere altri post:

  1. Nelli
  2. Un giorno tanti anni fa a Buenos Aires
  3. Nonne di Plaza de Mayo
  4. Opere d’arte e corpi di reato
  5. Mercedes Sosa, che canta i popoli della Terra
  6. La nonna, poesia di Julio Cortazar

 

In copertina un’opera per le Nonne di Plaza de Mayo e i loro nipoti ritrovati. Altri lavori su questi argomenti nel mio sito.

 

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