Quarant’anni fa, in un giorno d’estate come oggi, proprio il 2 agosto, i fascisti, la criminalità organizzata e i servizi segreti (si dice deviati, ma questo non assolve niente e nessuno) hanno progettato e realizzato un attentato alla stazione di Bologna. Ci furono 85 vittime e oltre 200 feriti.
In quei giorni io e Paolo stavamo facendo un viaggio on the road in Spagna. Io ero incinta del mio primo bambino. Eravamo felici come si può essere felici a 25 anni, immensamente innamorati e in giro a scoprire il mondo in una splendida e caldissima estate.
Ricordo che quel 2 agosto stavamo viaggiando sulla costa settentrionale: qualcuno ci sentì parlare e capì che eravamo italiani. Si avvicinarono e con enorme tatto ci fecero sapere che cosa era successo. Furono gentili e partecipi, tristi insieme a noi, ma l’enormità di quello che ci dissero cancellò dalla mia mente i loro volti: non rammento nemmeno chi erano né quanti erano, se erano ragazzi come noi o persone che allora potevamo considerare di una certa età.
Idealmente li ringrazio ancora oggi. Forse anche loro, in questo 2 agosto di quarant’anni dopo, stanno pensando a quella volta che comunicarono la terribile notizia a dei giovani italiani.
Bologna è la città di mia nonna paterna, quindi per un quarto anche la mia città. Ma Bologna è l’Italia che non può e non deve dimenticare, oggi, 2 agosto 2020, e in futuro, grazie alle prossime generazioni.
Dobbiamo però essere consapevoli che quello che ricorderanno loro è quello che gli racconteremo noi. Se dimenticheranno la colpa sarà solo nostra.