Ho diverse rose nel mio giardino e vorrei averne di più. Vorrei anche imparare i loro nomi, conoscere le varie specie, distinguerle dall’aspetto e anche dal profumo, scoprire le migliori rampicanti e quali diventano i cespugli più rigogliosi.
Ma non è sempre stato così. Quando ero ragazzina, le rose erano i fiori di mia nonna, fiori perciò da vecchia signora, mentre io apprezzavo quelli spontanei, di campo, piccoli, inodori e poco pretenziosi. Mia nonna Giulia invece amava le rose, tantissimo. Ne adorava il profumo, la forma sensuale, i colori intensi, le volute dei petali. Era felice quando qualcuno le regalava un mazzo di rose. Aveva foulard e abiti estivi con le rose, le dipingeva da pittrice amatoriale. Io sorridevo di questa sua passione, ma non riuscivo a condividerla.
Ma si cambia. E anno dopo anno mi sono scoperta ad apprezzare sempre di più questi fiori, e a non averne mai abbastanza. Ogni anno ne pianto una nuova e ormai, a parte le mie amate aloe, la rosa è certamente la varietà di piante più rappresentata nel mio giardino. Sono grata alle rose a fioritura continua, che sbocciano euforiche da maggio a novembre, a quelle rifiorenti, che mi fanno due omaggi in una stagione, ma anche a quelle che mi regalano soltanto una breve e intensa fioritura.
Una rosa è una rosa è una rosa, ci dice Gertrude Stein in questo suo mirabile verso poetico. Ma una rosa non è solo il suo nome e la sua essenza. La rosa ha un passato antichissimo, genetico e storico, che risale a prima della nascita dell’umanità. Noi, nel nostro studiarla, coltivarla, amarla, lo raccogliamo e lo continuiamo.
Nonostante la loro storia millenaria, però, in Europa abbiamo cominciato a curarle e ad apprezzarle veramente solo in tempi relativamente recenti. Anche se esistevano dall’antichità dei cultivar autoctoni, la nascita delle grandi varietà che conosciamo è iniziato due secoli fa, con l’intensificarsi dei rapporti commerciali tra Europa e Asia e l’importazione di alcune rose cinesi, già frutto di secoli di sapiente ibridazione. Alcune di queste si coltivano ancora oggi (come ad esempio la varietà Old Blush) e sono certamente le rose più antiche a nostra disposizione.
Ho scoperto che è stato proprio l’incrocio con le rose cinesi a permettere, nei nostri climi, le fioriture da primavera fino a tardo autunno, di cui godiamo con grande piacere. Queste ibridazioni hanno anche creato varietà fortissime, oltre che belle e profumate, più resistenti al freddo e anche alla siccità. Quindi, innaffiamole, potiamole, concimiamole, proteggiamole dai parassiti, ma dobbiamo essere consapevoli che forse noi umani siamo inutili e probabilmente queste regine sopravviverebbero anche senza le nostre cure.
Ho scoperto una bella varietà, selezionata in Danimarca, che si chiama Julia (Julia Renaissance). I fiori di questo rosaio sono eleganti, dal disegno classico e di un rosa tenero, con foglie molto verdi e lucide; dicono che abbiano una fragranza dolce e intensa. E’ qualche anno che inseguo questa rosa, ma nei vivai che conosco è sempre esaurita. Quando la troverò la pianterò pensando a mia nonna Giulia.
Chissà se le mie nipoti (anche loro belle e forti perché per metà cinesi) penseranno un giorno alle rose come ai fiori della loro nonna.
Una bella riflessione sulle rose e qualche dritta per coltivarle la troviamo sul blog di un’amica, Oltre il balcone, provate a visitarlo.
Complimenti, sono delle rose bellissime! Io non ho assolutamente il pollice verde, ma amo le piante, i fiori e la natura. A volte rimango incantata davanti a paesaggi incantevoli, ai fiori di campo che suscitano sempre emozioni bellissime…come le tue rose!
Grazie per i complimenti, anch’io in realtà non ho il pollice verde, ma con il tempo si impara a trattare bene i fiori, che in cambio danno grandi soddisfazioni. Poi le piante di rose, davvero, sono fortissime e basta poco per farle sopravvivere per decenni.