Tre nonne alle Olimpiadi

Comunque la si pensi, le Olimpiadi sono sempre teatro di grandi imprese. E noi ci si ritrova a commuoverci per persone di cui non si era mai sentito parlare un attimo prima, partecipando con loro a sforzi, emozioni, felicità incredibili, delusioni. Per quanto mi riguarda, le sto seguendo con l’occhio sinistro, mentre lavoro, ma una lacrima da quell’occhio scende quasi sempre.

Comunque, a emozionarmi in queste Olimpiadi sono state anche le storie di tre nonne.

Una è una nonna sudafricana bianca, che non è nonna di nessun atleta, solo dei suoi nipoti, anzi è già bisnonna. Ans Botha (il cognome denuncia la sua origine boera) ha 74 anni e continua a fare l’allenatrice di atletica. E con grandi successi. Ha preso sotto l’ala Wayde van Niekerk, che anche lui dal nome sembrerebbe discendente dagli olandesi, ma il suo aspetto denuncia un’accentuata multietnicità.

Bene, Wayde doveva essere l’erede di Bolt sui 100m. E invece nel 2012 ha subito un grave infortunio che l’ha fatto fermare per un po’. Poi, quando ha ripreso, insieme ad Ans ha deciso che probabilmente i 400m. sarebbero stati più adatti. Insieme hanno continuato a lavorarci. E Wayde a Rio non solo ha preso l’oro, ma ha stabilito il nuovo record mondiale.  

Quando le chiedono qual è il suo segreto, Ans risponde: “Guardo molto gli altri, imparo e provo ad applicare sui miei atleti. Molto spesso funziona.” Che è davvero un un buon suggerimento in ogni campo.

L’altra nonna è una delizia. E’ la nonna di Simone Biles, il nuovo mito dell’atletica e del mondo black. In effetti è una storia che ormai tutti conoscono: famiglia disastrata, Simone è stata adottata dai nonni a tre anni. E’ nonna Nellie che l’ha spinta a fare atletica, a non mollare mai, a lavorare tutti i giorni per un obiettivo. Lei in realtà all’inizio pensava solo di farle fare un salto sociale e personale, ma la genetica e una volontà di ferro hanno aiutato Simone ad andare oltre, sempre più in alto. E chissà dove arriverà, la piccoletta.

A Simone si aggancia anche la storia della terza nonna, la mitica allenatrice Martha Karolyi. Rumeno-ungherese, Martha è stata l’allenatrice di Nadia Comaneci e, in seguito, da quando si è trasferita negli Stati Uniti, di molte altre grandissime atlete americane. Nel 2001 è diventata CT della nazionale statunitense e  per questo si prende un po’ il merito dei successi di Simone. Ma, anche lei settantaquattrenne, ha deciso che dopo queste Olimpiadi  smetterà, per dedicarsi a sé stessa e passare più tempo in Romania con sua figlia e i suoi nipoti.

Nella foto, Simone e nonna Nellie in una foto tratta dal Houston Chronicle, non sono riuscita a sapere chi è il fotografo, mi spiace.