Una nonna, l’India e tanti bambini

Giuliana è una nonna che diversi anni fa si è innamorata dell’India. Ci vuole poco, direte voi. L’India è immensa e bellissima, per i paesaggi, per la sua cultura millenaria e soprattutto per la sua gente e la profonda spiritualità che esprime. Ogni turista ritorna dall’India arricchito e affascinato, anche se a volte profondamente scosso, comunque non più quello di prima.

Ma dopo qualche viaggio, dopo che è entrata in contatto con una delle realtà più disagiate del Paese, nella zona più interna e abbandonata, Giuliana ha smesso di fare la turista.

Tanto per capirci, lo Stato di cui parliamo è il Madhya Pradesh (capitale Bhopal, vi ricorda qualcosa questo nome?), in cui si trova il cuore dell’India rurale più profonda, dove non arrivano luce elettrica e informazioni, e nemmeno gli ultimi rivoli degli aiuti statali.

Qui, in alcuni villaggi, Giuliana ha incontrato gli Adivasi (questo termine sanscrito significa ‘abitanti originari’, cioè preAriani, e anche questo vuol dire qualcosa…). Gli abitanti sono stati registrati solo nell’ultimo censimento (2011) e soltanto dal 2013 hanno potuto avere una qualche forma di iscrizione all’anagrafe statale. Il popolo più antico del subcontinente, quindi, ma anche l’ultimo di cui si è riconosciuta l’esistenza…

Bene, Giuliana ha pensato di non dimenticare questa realtà tornando a casa, ma di provare a dare una mano a questi poveri tra i poveri, cominciando dai bambini e dal loro bisogno assoluto di istruzione. Tornata in Italia, quindi, sfruttando la sua abilità di fotografa amatoriale ha creato un primo calendario con il cui ricavato ha potuto iniziare la costruzione di una scuola in un villaggio. Poi sono seguiti dei libri fotografici, e, grazie anche a numerose donazioni, la scuola ha potuto essere completata e avviata.

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Giuliana ha anche cominciato a spedire grandi pacchi di vestiti usati e altro materiale per il gioco, la salute e la scuola dei bambini. Ma le ragazzine non erano molto contente di ciò che arrivava: tute, felpe, pantaloni, tutto molto comodo ma poco femminile; e allora Giuliana si è messa alla macchina da cucire e ha confezionato abitini coloratissimi, pieni di balze e volant, proprio come piacevano a loro.

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In questi anni ha cucito oltre 500 vestitini, di tutte le taglie, oltre a golfini, gilet, berretti (perché d’inverno fa freddo anche là)…

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In seguito sono state create altre scuole in altri villaggi, veri centri di aggregazione per la comunità (community centers), dove vengono anche serviti quotidianamente pasti sani, differenziati ed equilibrati a centinaia di bambini, anche a quelli che, dovendo lavorare per la famiglia, non possono frequentare la scuola.

Nel frattempo è stata anche fondata l’Associazione Devidine Italia, sorella di un’associazione francese che già era attiva nel Madhya Pradesh; questo ha dato una struttura organizzativa all’attività di volontariato.

Un’altra importante iniziativa  è stata quella del microcredito: l’associazione fa da garante alle banche per piccoli prestiti che vengono concessi alle donne dei villaggi, utilizzati per avviare attività lavorative di vario genere e produrre entrate per le famiglie.

Una bella storia di microcredito che mi ha raccontato Giuliana è quella di uno dei villaggi più sperduti, chiamato Villaggio dei Serpenti, perché la principale attività degli abitanti è la cattura dei cobra. Dopo averne estratto il veleno, che viene venduto alle farmacie, i serpenti vengono portati in giro per le piazze, dove si snodano al suono della musica suonata dagli incantatori, che guadagnano così la giornata per sé e le proprie famiglie. Ma gli strumenti musicali, vecchissimi, non funzionavano più bene e così gli abitanti del villaggio hanno fatto ricorso al microcredito per comprarne di nuovi, indispensabili per il loro lavoro. Le somme prestate, che dovevano essere rese in due anni, sono state restituite alla banca in soli sei mesi. Perché con il microcredito (grandissima idea dell’economista bengalese Muhammad Yunus) è così ovunque: ci si fa un punto d’onore di restituire tutto e al più presto, in modo da permettere ad altri di potervi accedere.

Altre cose sull’associazione e l’attività di Giuliana potete trovarle sul suo sito, così come potete trovarvi i vari modi di contribuire al loro lavoro (offerte, donazioni, soprattutto adozioni a distanza…).

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All’inizio dicevo che Giuliana è nonna. E’ certamente la felice nonna adottiva di centinaia di bambini indiani, ma ha anche un nipote in Italia, Andrea, che l’ha sempre seguita molto volentieri negli spostamenti per le sue numerose conferenze, aiutandola nella proiezione delle slide e vendendo al banchetto i suoi calendari e libri fotografici. E di come questo nipote è cresciuto bene, attento e solidale,  lei è giustamente molto orgogliosa.

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Le foto del post sono tratte dal sito dell’associazione, scattate da Giuliana Pedroli.