Miriam Makeba, amata Mama Africa

Ho avuto la fortuna di assistere a un concerto di Miriam Makeba, ormai venti anni fa, sul lungolago di Pallanza, la località più romanticamente turistica del comune di Verbania. Era l’estate del 2001, l’estate in cui, dopo il tragico G8 di Genova,  sono sbocciati in giro per l’Europa i Social Forum, quelle belle realtà di partecipazione che proponevano stili di vita alternativi, un’economia diversa, in un’unione ideale (non ancora virtuale!) con tutti i popoli del mondo.

In quel momento, più che mai, poter assistere a un concerto di Miriam Makeba, la grande Mama Africa, sembrava potesse rappresentare nel modo più emblematico il periodo di fermento che stavamo vivendo. Avremmo potuto finalmente ascoltare dal vivo la sua voce, sentita infinite volte registrata. Avremmo avuto un filo diretto con la sua musica, e più ancora con il suo messaggio e le scelte di vita.

Miriam si è presentata sul palco all’aperto circondata dai musicisti e da una parte della sua famiglia, nonna regale di uno stuolo di nipoti e pronipoti. Ha cominciato a cantare con voce e sound inconfondibili nell’entusiasmo di una piazza affollata e felice.

Ma il tempo era minaccioso, il vento ha cominciato a far ondeggiare le quinte e le luci, la pioggia era imminente. Noi, il pubblico, avremmo anche resistito sotto la pioggia battente: d’altra parte avevamo dimostrato il nostro coraggio l’anno prima per B.B.King a Stresa, sotto un diluvio ininterrotto. Ma gli organizzatori del concerto hanno ritenuto giustamente che la situazione potesse diventare pericolosa. E così Miriam se ne è andata, tra gli applausi e un flusso di affetto assolutamente palpabile, per lei e i suoi giovani accompagnatori.

Vita di Miriam

Ma chi è stata Miriam Makeba?  Lo racconto qui brevemente per i pochi che non la conoscono o per chi non sa molto di lei. Partiamo dal fatto che Makeba è stata la prima musicista africana a diventare una star internazionale. Ma la sua musica, che ha influenzato artisti di tutto il pianeta e di tutti i generi musicali, è sempre rimasta ancorata alla cultura del suo continente e, ancora di più, del suo paese.

Miriam Makeba nasce a Johannesburg, Sudafrica, nel 1932, negli anni terribili del regime dell’apartheid (non ancora legge, lo diventerà ufficialmente nel 1948, ma già presente in ogni segmento della società sudafricana).  Comincia a cantare giovanissima, scegliendo di unire il jazz alla musica tradizionale.

Da subito, però, il suo impegno artistico si unisce alle sue forti prese di posizioni in campo politico. Il Sudafrica è infatti diventato una repubblica indipendente, ma governata da una minoranza bianca. La maggioranza nera vive in situazione di segregazione, nei bantustan o nelle immense periferie degradate, come la celebre Soweto, ridotta a pura forza lavoro senza diritti.

Moltissime sono le forze di opposizione e tra queste Miriam che nei primi anni Sessanta partecipa a un documentario antiapartheid premiato anche a Venezia, incide dischi con un forte contenuto politico, porta la sua testimonianza anche all’assemblea delle Nazioni Unite. Questo non piace per niente al governo sudafricano che condanna la cantante all’esilio. Per trent’anni Miriam non potrà tornare nel suo amato Paese: vivrà a lungo negli Stati Uniti, dove sposerà Stokely Carmichael, un attivista per i diritti civili delle Black Panthers (cosa che la farà diventare un’ospite sgradita negli USA), e continuerà a esibirsi in altri paesi africani e in tutto il mondo, da sola o insieme a grandi musicisti come Nina Simone, Harry Belafonte e Dizzie Gillespie.

In Sudafrica può tornare solo nel 1990, quando l’apartheid è finito, tutti hanno potuto votare e Nelson Mandela, dopo aver fatto 27 anni di carcere, è diventato presidente della repubblica. Questo non toglie slancio al suo impegno, che continua in varie forme, per esempio con la sua partecipazione a un film sulle rivolte a Soweto degli anni Settanta e con altre testimonianze. Miriam ricopre anche diversi ruoli di donna simbolo per i diritti civili di tutta l’umanità presso le Nazioni Unite e varie organizzazioni internazionali.

Continua a parlare, cantare, tenere concerti anche dopo la svolta del millennio, quando ormai la sua salute non è più salda. Dovrebbe curarsi, riguardarsi, risparmiarsi: ma questi verbi non hanno senso per lei. Nel novembre 2008 arriva in Italia per tenere un concerto a Castel Volturno contro la camorra che un mese prima aveva ucciso sei lavoratori africani.  Miriam canta nonostante non stia bene: sa che è troppo importante che la gente, un pubblico di italiani e migranti, veda Mama Africa sul palco, a testimoniare legalità e accoglienza. Dopo il concerto Miriam ha un attacco cardiaco e muore in Italia, a 76 anni. Una morte indomita sulle barricate, come tutta la sua vita.

Ecco perché sono orgogliosa e felice di averla vista ormai venti anni fa in quella piazza sul lago, anche se per poco, anche se sotto un cielo di tempesta.

 

 

Qui un post che racconta di Mariem Hassan, un’altra cantante africana simbolo di lotta e di libertà.