Le nonne maestre di Prima della terza

In questi anni le mie amiche insegnanti stanno via via andando in pensione. Quarant’anni (più o meno) di insegnamento sono stati infatti un bel risultato lavorativo, un lodevole traguardo che ha però fatto venire una gran voglia di dire ‘Bene così! Ora faccio altro: lo studio della lingua sami, l’arrampicata su pareti di ghiaccio, la circumnavigazione dell’Australia…’

Nonne (insegnanti) in pensione

E in effetti hanno programmato diversi viaggi, stanno leggendo libri che erano accantonati da anni, le serate con gli amici sono più spensierate senza il problema dell’alzataccia per la prima ora. Però, soprattutto, le mie amiche ex insegnanti sono state arruolate per fare le nonne.

Quelle che hanno un figlio o una figlia nella stessa città non la scampano: a tempo pieno o a tempo parziale, in settimana o nei week-end, durante le vacanze scolastiche sempre, la loro occupazione principale è trasportare, scorrazzare, divertire, nutrire e coccolare i propri nipoti.

E’ sicuramente un compito di grandi affetti, che mobilita rinnovate emozioni, come qualcuna racconta in questo post. Ci si sente utili, anzi indispensabili, detentrici di un ruolo fondamentale nei rapporti familiari intergenerazionali. E poi è bellissimo essere le nonne preferite, che, in cambio del loro tempo e della loro dedizione, ricevono amore e ammirazione in gran quantità.

Di quanto sia però anche stancante, con l’età che avanza, e a volte avvilente, per dover essere sempre a disposizione, e di tanto in tanto anche noioso, perché si è costrette ad attività ripetitive e meno interessanti di quelle che si hanno in mente, ecco, di questo parleremo un’altra volta.

Prima della terza

Ci sono però anche nonne insegnanti che, a Torino,  sono riuscite a ritagliare del tempo per un’iniziativa intelligente, avviata dall’associazione culturale Babelica. Hanno infatti deciso di mettere a disposizione la loro lunga esperienza di lavoro con i bambini per un progetto di volontariato di supporto a bambini e bambine che, in due quartieri complicati, disagiati e accentuatamente multietnici, incontrano difficoltà in ambito scolastico.

Mirella, Maria, Mariangela, Roberta, Loredana, Bruna e Daniela si conoscono da tempo; alcune sono state maestre della scuola per l’infanzia, altre di scuola primaria. Anche sul lavoro hanno condiviso idee, passioni e un’attenzione particolare all’inclusione e alla solidarietà. D’altra parte, si sono formate come insegnanti negli anni Settanta, quando lavorare insieme, al servizio della comunità, era per molti considerato il valore più grande.

L’idea è venuta a Mirella, quando in prima, un compagno della sua nipotina Frida, a pochi mesi dall’inizio dell’anno scolastico, veniva già segnalato per una sua ‘inadeguatezza’ alle regole e ai ritmi della classe. Appena iniziato il percorso scolastico e già tutto in salita, per lui e per i suoi genitori… Ma forse non aveva un reale disturbo dell’apprendimento (che infatti viene di solito diagnosticato più tardi). Più probabilmente, non aveva avuto esperienze significative durante la scuola dell’infanzia. Forse allora la strada per sollecitare il suo interesse e le sue capacità poteva essere un’altra, per esempio quella del gioco, il principale strumento inclusivo e formativo per quell’età.

E così il progetto è nato e si è via via strutturato.  La proposta si rivolge ai bambini e alle bambine degli ultimi anni della scuola dell’infanzia e al primo biennio della primaria, Prima della terza, appunto, perché è in terza che in classe vengono diagnosticate eventuali difficoltà di apprendimento. In realtà spesso vengono segnalate già in età prescolare, ma in questo momento della crescita le strutture pubbliche ancora non prevedono un supporto a questi bambini; solo le famiglie che hanno una buona preparazione culturale e disponibilità economiche riescono a intervenire privatamente. Le famiglie di contesti sociali svantaggiati possono solo prendere atto di questa segnalazione e viverla con apprensione e spavento.

Un progetto innovativo e inclusivo

Che cosa propone allora il gruppo di maestre di Prima della terza? Prima di tutto, nessun intervento a scuola, ma in un altro spazio, per staccare completamente da una struttura che spesso ripropone tutti i timori che hanno i bambini. Il lavoro si svolge in una serie di 12 incontri, preceduti da colloqui con gli insegnanti e, naturalmente, con i genitori, per conoscere anche i comportamenti del bambino in ambiente extrascolastico. Ogni due incontri il gruppo si confronta e adatta via via metodologie e proposte, perché le risposte possono essere diverse e con tempi differenti.

Al centro di ogni incontro il gioco, soprattutto vari giochi da tavolo, che vengono esaminati con i bambini a partire dalla scatola, cercando di capire le informazioni che fornisce. Ogni gioco prende in considerazione diversi aspetti cognitivi: i bambini sanno d’istinto che per poter effettivamente giocare devono capire certe regole e istruzioni e acquisire determinate abilità. Devono insomma attivare delle strategie funzionali per raggiungere lo scopo. Quindi si propongono giochi sul lessico per imparare parole nuove (molti dei bambini seguiti appartengono a famiglie straniere), sulle numerazioni, sulle varie competenze richieste dalla scuola.

Quello delle nonne-maestre è in realtà un lavoro di accompagnamento, che aiuta i bambini ad acquisire fiducia in se stessi. Il fatto poi che queste attività non prevedano giudizi legati alla prestazione è un importante stimolo per il raggiungimento degli obiettivi. Un altro aiuto viene dalla libertà di scelta dei tempi, elemento difficile da applicare per le attività proposte in classe: qui ogni bambino può liberamente decidere quanto tempo gli serve e ripetere il gioco fino a dominarlo.

Un esempio da seguire in altre parti d’Italia, questo delle nonne maestre di Torino. Parlando con loro emergono racconti di grandi sofferenze vissute da bambini e bambine che, da subito, vedono la scuola come ambiente ostile, riportando anche a casa questa profonda insoddisfazione. In questo progetto le famiglie sono infatti molto coinvolte: tra i principali obiettivi c’è anche il miglioramento dei rapporti tra genitori e insegnanti e anche, a casa, tra bambini e genitori.

Se volete capire un po’ meglio questo progetto, potete visitare il sito di Prima della terza. Qui invece il sito dell’associazione culturale Babelica.

Qui invece un altro post del blog,  sull’associazione L’Abilità che si occupa di bambini con disabilità.

E poi, qui, un post su un’altra chiave per aiutare bambini e bambine a superare il disagio sociale.