I fagottini del Malatto

Il più gustoso finger food che io abbia mai assaggiato!!!

Quando leggerete la ricetta, mi giudicherete banale e priva di fantasia, ma sono certa che ognuna di voi avrà condiviso con la propria nonna delle vere e proprie “paciugate” in cucina che vi facevano sentire cuoche sublimi. Chi di voi non ha mai lavorato un pezzetto di pasta per emulare la sicura naturalezza dei gesti di una nonna? Chi non l’ha mai lavorata a tal punto da farla diventare grigia e disgustosa? E chi, infine, non ha mai obbligato gli adulti di casa a ingurgitare una simile schifezza?

Quando ero piccola i miei nonni vivevano a Riva Trigoso, un paesino della Liguria di levante che a quei tempi, parlo degli anni Sessanta, era un villaggio operaio, dove la quotidianità veniva scandita dalle sirene dei cantieri. A mezzogiorno le tute blu uscivano dal cantiere navale, invadevano le due vie principali e di corsa raggiungevano le loro case per consumare il pasto in famiglia. Io e le mie sorelle, a quell’ora, tornavamo dalla spiaggia, accaldate, stanche e immusonite perché strappate ai giochi in riva al mare. Attraversavamo quasi controcorrente l’ondata operaia e ci dirigevamo verso casa, consolandoci un poco perché pregustavamo il buon pranzetto della nonna Lidia e la frescura della sua grande cucina. Era festa, sempre gran festa quando, un solo giorno alla settimana, ci preparava i fagottini del Malatto!!!

Solo dopo anni abbiamo scoperto che non si trattava di un povero negoziante afflitto da una grave malattia a cui la nonna aveva carpito la ricetta dei suoi gustosi fagottini. Malatto era il cognome del Rosticciere, quello con la R maiuscola, del paese. Egli, in realtà, godeva di ottima salute, la sua rosticceria prosperava, figli e nuore lavoravano con lui e tutti erano felici della loro vita.

Verso settembre ogni tanto accadeva che si rimanesse a casa, vuoi perché ormai era più di un mese che trascorrevamo lunghe giornate al mare, vuoi perché l’estate stava finendo ed erano in arrivo le prime burrasche. A casa aiutavamo la nonna a cucinare. Ci piaceva tantissimo, ascoltavamo i suoi racconti, sempre un po’ scarni a dire il vero, lei era donna di poche parole, ma dolcissima, serena e sempre allegra. Insieme si lavorava la pasta per i nostri fagottini, lei nel frattempo cucinava le sue verdure ripiene (il suo piatto forte!). A noi riuscivano solo lunghi e grigiastri vermoni, pizzette senza forma e palline rinsecchite. Il gran gusto stava nel leccare i cucchiai e le ciotole dei gustosi ripieni.

Una volta ultimate le nostre pietanze, si disponevano verdure, fagottini, pizzette, palline e vermoni nella teglia, si avvolgevano in un telo nero e si portavano al forno del panettiere, il sig. Parchi. Il solo fatto di aver partecipato alla preparazione del pranzo per tutta la famiglia ci riempiva di orgoglio e ci faceva sentire grandi e pronte alla vita.

Ed ecco la ricetta dei sublimi, indimenticabili, assolutamente inarrivabili Fagottini del Malatto!

La nonna faceva due o tre sfoglie sottili come quelle della torta pasqualina.

Usava:

  • 600 gr farina
  • 350 ml acqua
  • 35 ml olio extravergine oliva
  • sale qb

Lavorava gli ingredienti fino a ottenere una pasta morbida ed elastica.

Stendeva con il mattarello tanti strati sottilissimi, che sovrapponeva poi l’uno all’altro. Come faceva per i tortelli, lasciava un bordo di 5/6 cm

e quindi, a mucchietti, disponeva un pezzetto di prosciutto cotto e un pezzetto di un qualsiasi formaggio.

A quel punto ribaltava la pasta sul ripieno,  schiacciava i lembi di pasta e poi ritagliava i fagottini con una rondella.

Per ultimo passava una pennellata di uovo e li metteva in forno a 180°. Un quarto d’ora ed erano pronti!

Sono banali?!?! Eppure hanno fatto di me una bimba felice!!!

 

 

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