La Pina dei giornali

Quella della Pina dei giornali è una delle vite raccontate nel libro “Le valorose ragazze di Lesa. Storie di donne del Novecento“.

Perché lo pubblico qui ora? Perché la Pina (rigorosamente con l’articolo, come vuole la parlata di queste parti) in questi giorni ha compiuto 100 anni, festeggiata dalla famiglia e da tutto il paese.

Nonostante l’allungamento della vita media, arrivare al secolo, si sa, non è ancora una cosa da tutti. Perciò, questo compleanno tondissimo deve essere festeggiato in tutti i modi possibili. Quindi, auguri, cara Pina!

La Pina dei giornali

Seduta nella sua piccola casa nel cuore di Lesa, la signora Pina ricorda ancora con disappunto quando i soldati tedeschi la fermarono al ponte San Giovanni e le fecero svuotare per terra i sacchi che trasportava con la bicicletta.

E ricorda ancora con sdegno l’eccidio di Solcio quando sulla spiaggia vide una madre caricare su un carretto i suoi tre figli partigiani fucilati dal commando nazista. Erano gli anni bui della guerra e la signora Pina era nel fiore degli anni.

Il suo volto segnato dal tempo si rasserena solo quando pensa alla merceria che gestiva con la madre sotto i portici di Lesa. Un negozio d’altri tempi dove era possibile trovare di tutto: dalle spezie alle sementi, dalle scope alle zappe. Per rifornirlo la signora Pina andava in bicicletta fino ad Arona e Oleggio Grande o lungo la sponda del lago fino a Verbania, da dove tornava carica di merci.

Quando nel 1945 venne ricostruito il lungolago di Lesa, la signora Pina aprì un’edicola sotto gli ippocastani, vicino alla pompa a cui attingevano l’acqua gli abitanti del paese.

I giornali arrivavano col battello delle 5,30 del mattino, quando era ancora buio, e mentre tutti dormivano la signora Pina girava Lesa in bicicletta per consegnarli a domicilio. Per tutti gli altri l’edicola apriva alle 7 e si potevano acquistare Il Corriere della Sera e La Gazzetta del Popolo, mentre per i più piccini c’erano Il Corriere dei Piccoli, Topolino, Tex e soprattutto giocattoli, dolciumi e caramelle, come le stringhe di liquirizia o i duroni alla menta.

Erano gli anni in cui il battello era protagonista nella vita del paese. Con la prima corsa del mattino, oltre ai giornali sbarcava la mercanzia per gli altri negozi e  ripartiva carico di operai diretti al lavoro e delle rinomate pesche di Lesa.

Seduta nella sua piccola casa nel cuore del paese, la signora Pina ricorda con piacere quegli anni vivaci e intensi. Anni pieni di lavoro, ma anche di svago con le grandi feste come il veglione di Santo Stefano alla Società Operaia, il banco di beneficenza, il Cinema Teatro che ospitava i cantanti lirici negli anni ‘50, i carnevali col “Tron del boia” e la gente che saliva sugli alberi per vedere la sfilata dei carri. Momenti di gioia e convivialità che interrompevano le lunghe giornate nella sua edicola a vendere giornali e caramelle.

La sua grande passione. però, era cucire. Alla sera andava ad aiutare la sarta Rosina fino a tardi, quando l’assisteva nei lavori di rifinitura degli abiti da sposa.

“Quando si può si aiuta”, dice seduta nella sua casetta. Ed è proprio per questo che molti si ricordano piacevolmente della signora Pina e vanno a farle visita: per la sua disponibilità, per il suo altruismo e per quel secolo di storia di Lesa che ancora pulsa nel suo cuore.