Ecco, è andato in stampa. Il libro al quale ho lavorato per diversi mesi insieme a un gruppo di donne dell’associazione Terra di Confine, ha visto la luce.
Le valorose ragazze di Lesa. Storie di donne del Novecento è un vero libro collettivo, un grande e vivo affresco corale. Ci abbiamo lavorato in tante, infatti, noi madri orgogliose di queste belle storie di un secolo di vita femminile di un piccolo paese lacustre.
Le protagoniste
Prima di tutto le protagoniste di questi racconti, le valorose ragazze del titolo: la maggior parte di loro ci ha lasciato, ma alcune, ormai anziane, vivono ancora a Lesa. Dalle donne dei mestieri più umili, come le contadine e le lavandaie, alle combattive ragazze delle fabbriche, dalle insegnanti alle eteree signore delle ville, e poi le sarte, le ricamatrici, le commercianti… Una moltitudine di bambine, mamme, nonne, anche donne single: le classiche zitelle o donne troppo impegnate nel loro lavoro per farsi una famiglia, ognuna di loro importante per la storia del paese.
Tutte le vite di queste donne sono testimonianza di un secolo a noi vicino, eppure così diverso dall’epoca attuale. Un secolo che per essere ricordato deve essere raccontato. Ma non è solo il tempo passato che ha stimolato la nostra ricerca. Piuttosto è stata l’urgenza di attenuare una disuguaglianza, di ristabilire un equilibrio. Quasi sempre, infatti, sono le storie degli uomini a raccontare un luogo, a dipingere un quadro di un tempo storico.
Lucilla Giagnoni, attrice e autrice teatrale, ricorda nel suo lavoro “Vergine Madre” che delle storie raccontate nella Divina Commedia solo un decimo circa riguarda vite di donne. E di queste donne la stragrande maggioranza non ha voce, ma Dante ne registra soltanto l’esistenza. Lucilla è un’altra donna che ha contribuito a questo libro, scrivendone la presentazione.
La necessità di affermare una genealogia di donne è uno dei capisaldi del pensiero femminista: la necessità di raccontare la storia senza lasciare indietro dettagli fondamentali, senza perdere volti fondamentali, senza annullare quei gesti che hanno fatto sì che io oggi dentro di me percepisca sensazioni così vivide. Dunque ho bisogno di ricordare, proprio nel senso di riportare nel cuore, che sono figlia di mia madre, che è figlia di sua madre, in una catena che mi ricongiunge ai primordi della vita, e ridare vita all’idea di generazione come passaggio di testimone tra una madre e una figlia. Ma allo stesso tempo dare vita a un’altra idea di generazione, che fa la vera differenza in un mondo di maschi guelfi e ghibellini: la sorellanza. Fondamentale dunque far memoria di tutte quelle donne, tante, che hanno segnato la storia, sorelle di cui non conoscevo l’esistenza. Questo libro lo fa.
Le narratrici
Fondamentali per la creazione di questo libro sono state perciò le donne che hanno raccontato, che sono andate a scavare nei loro ricordi figure ed eventi, consuetudini e tradizioni, preghiere, emozioni ormai dimenticate. Nel ricordare hanno pianto e sorriso, hanno ritrovato antichi affetti, hanno rivissuto gioie, dolori e profonde paure. Prezioso per noi è stato anche l’incontro con Liliana Segre, che a Lesa ha una casa molto amata, dove da tempo ritrova pace con i suoi cari.
Le autrici
Infine ci sono le autrici di questo libro, sei donne di Lesa che lo hanno ideato e fortemente voluto, che hanno aiutato le altre a ricordare, ne hanno trascritto i racconti, hanno dato corpo e struttura a memorie frammentate, inquadrandole storicamente attraverso i grandi cambiamenti dell’Italia del Novecento.
Una delle idee di partenza, ma che è anche un obiettivo a cui tendere, è stata l’assenza quasi completa di donne a cui sono intitolate le vie del paese (ce ne è solo una dedicata alla Regina Margherita). Questo libro punta a modificare questa situazione, con lo stimolo alla creazione di una toponomastica femminile, perché riteniamo che siano le donne il vero genius loci, storia e anima di un luogo.
In questo post potete leggere una di queste storie, legata a uno dei tanti tragici eventi della Resistenza sul lago Maggiore. Questo invece è il racconto di ricordi di scuola, di una scuola di tanti anni fa, così diversa da quella attuale. E questa è la storia di Pina dei giornali.
In questo post la storia di Nelli, un’altra donna che ha fatto parte di Lesa, anche se arrivata da lontano, protagonista di uno dei racconti del libro precedente dell’associazione Terra di Confine, “Sopra il tavolo della cucina. Donne che raccontano storie“. Sempre da questo libro, qui la drammatica storia di Rosa Miriam.
L’editore di “Le valorose ragazze di Lesa. Storie di donne del Novecento” e del libro precedente è Interlinea. A questo proposito ringraziamo un’altra donna, Alessandra Alva, che ci ha seguito con gentilezza e competenza nel suo lavoro di edizione.
Sarebbe davvero bello parlare delle nostre radici attraverso il vissuto dei nostri “vecchi”
Iniziativa eccellente. Mi interessa partecipare. Grazie di pensare a noi di allora e di oggi. Ornella
Grazie a te! Bello trovare una calda accoglienza per le nostre iniziative.
È grazie a quelle donne che a modo loro hanno combattuto una rivoluzione culturale, fatta di piccoli grandi gesti che noi oggi siamo donne libere ed il gap di genere si è di molto assottigliato
Grazie, Barbara, è proprio il mio pensiero. Anche se credo che ci sia ancora molto lavoro da fare 😉
E’ stata una bella ed interessante esperienza, quella di scrivere sulle donne lesiane. Mi ha arricchita interiormente. Dieci anni fa quando arrivai a Lesa mi chiesi quasi subito se vi erano delle storie di donne locali da raccontare. Era un mio desiderio nel cassetto di scrivere su alcune di esse, ma non essendo io originaria del luogo, mi era per certi aspetti un po’ difficile entrare nella vera vita di queste donne vissute nel paese, anche se qualcuna di loro ho fatto in tempo a conoscerla di persona. Poi l’incontro con la biblioteca e l’associazione “Terra di Confine”, e con le amiche di cordata e di scrittura. Le ringrazio tutte per l’impegno e il lavoro svolto. Terrò questa esperienza di scrittura collettiva nel cassetto dei miei ricordi. A Rossella poi va un ringraziamento speciale, per la cura e attenzione che ha avuto per questo progetto. L’8 di marzo saremo tutte e sei emozionate ma felici per aver dato voce e scrittura a donne da ricordare. Lunga vita e successo a questo libro.
E’ stato bello, Maria Grazia, lavorare insieme. Sono certa che saranno in molte ad apprezzare il nostro impegno e il nostro entusiasmo. E speriamo che donne di qualche altro luogo seguano il nostro esempio.
Dev’essere veramente un gran bel libro! Potrebbe essere la mia prossima lettura. Condivido tutto il tuo pensiero compresa la tua considerazione finale che sono le donne, alla fin fine, il vero genius loci dei luoghi.
Mi sono anche andata a leggere il tuo post su Giuseppina Sacchi, una storia che non conoscevo ma che dà valore e onore a tutte quelle donne, e uomini, che hanno contribuito alla resistenza. Il 25 aprile sempre!
Grazie Maria, mi fa molto piacere che tu condivida. Scrivere delle donne, oltre che un piacere, mi sembra anche un dovere, perché le loro (le nostre) storie sono state troppo a lungo poste in secondo piano.