Un girotondo alla Triennale

Per chi è di Milano la Triennale, si sa, è un’istituzione. La città del design ha qui il suo tempio, un grande spazio espositivo che dai milanesi è vissuto come motivo di orgoglio per il suo  prestigio internazionale e, allo stesso tempo, come dependance del salotto di casa.

Ma anche chi non è di Milano l’ha probabilmente sentita nominare come uno dei grandi centri della cultura italiana, anche se inevitabilmente legato alla produzione industriale. Tra l’altro si trova in un bellissimo luogo, il Palazzo dell’Arte, in una localizzazione centrale, vicinissima al Castello e praticamente all’interno del principale parco cittadino. Lo so, forse sono di parte, perché anche se ormai da più di vent’anni vivo in campagna, per circa altrettanti ho vissuto a due passi dalla Triennale e una bella aria di casa per me ce l’ha.

Comunque dal 2007 alla Triennale ha trovato sede il primo museo del design italiano: detto in inglese, perché il pubblico a cui si rivolge vive certo anche al di fuori dei confini, il Triennale Design Museum.

Ogni anno viene scelto un tema che dà un’impronta alle esposizioni e agli allestimenti. L’anno scorso, nella nona edizione, è stato scelto un bel tema, quello delle donne del design. La direttrice è una donna, Silvana Annichiarico, e ha voluto “scardinare un punto di vista tipicamente maschile” nel campo del design. Chi può negare che ce ne sia bisogno.

Quest’anno siamo quindi arrivati al decennale. E anche quest’anno il tema è innovativo ed entusiasmante: una storia del design italiano dedicato al mondo dei bambini.

In effetti, il punto di partenza di questa scelta è stata certamente la consapevolezza che questo fosse un argomento trattato in modo poco organico e sistematico. Anche se proprio alla Triennale già nel lontano 1959 gli imprenditori di vari settori per l’infanzia (giocattolo, mobili, editoria) avevano inaugurato un primo Salone del bambino e (questa la sanno in pochi) avevano chiesto a Cino Tortorella, aka Mago Zurlì, di inventare una manifestazione che ben si armonizzasse. Ed è così che al Teatro dell’Arte è nata la prima edizione dello Zecchino d’oro.

Ora sono passati quasi 60 anni e la Triennale riparla di bambini e dedica questa edizione “al design e all’architettura che hanno lavorato per i bambini, ai giochi e alle immagini che li hanno divertiti e raccontati, agli spazi in cui si sono mossi, agli oggetti che hanno manipolato”.

Il nome dell’esposizione è Giro giro tondo, che richiama la filastrocca animata che tutti noi conosciamo, ma anche una figura geometrica con un respiro planetario. E’ anche il nome che era stato scelto per una rivista pubblicata nel 1921, quindi quasi un secolo fa, da Arnoldo Mondadori, con una grafica prevedibilmente futurista.

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Dunque, alla Triennale ci sono andata con una mia amica e il suo nipotino, Leone, in attesa di tornarci con Jimi, tanto la mostra è aperta fino a febbraio del 2018. Posso testimoniare che c’è davvero di tutto, di che accontentare bambini di ogni età, oltre a giovani genitori e naturalmente nonni che spremono più di una lacrima di commozione al ricordo di belle vecchie cose.

Per i bambini le attività sono organizzate da TDMEducation, la sezione didattica del museo della Triennale,  nata proprio per avvicinare i bambini (dai 3 ai 10 anni) al design, affinando curiosità, senso estetico, abilità grazie a laboratori e giochi.

Per i grandi, emozione a parte, sono interessanti, tra le altre, le sezioni dedicate ai Maestri, come la grande Maria Montessori, o l’eterno e insuperato Bruno Munari.

Comunque per Leone tutta la mostra è stata una gran bella avventura, a cominciare dalla prima sala immersa nel buio con faretti che illuminavano giganteschi e coloratissimi oggetti di design: tra di essi, con grande gioia, ha trovato anche il suo portauovo verde, ovviamente anche questo in formato gigante.

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Ma quello che più lo ha incantato è stato un grande plastico con un trenino elettrico che sfreccia velocissimo: lì è rimasto per un tempo infinito.

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Altrettanta passione l’ha dedicata alla saletta dei Lego, dove una grande parete accoglie i lavori dei bimbi.

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Nello spazio dedicato a Pinocchio è davvero innumerevole la quantità di burattini in tutti i materiali. Lì accanto, nella pancia di una balena rosa, anch’io e Mariagrazia ci siamo gustate con grande piacere vecchi Caroselli in bianco e nero, in mezzo a una marea di bimbi incantati da queste buffe storie così diverse per grafica e contenuti dai loro abituali cartoni animati.

 

Allora, quindi, visita altamente consigliata per nonni e nipoti. Oltre al fatto che, tematica a parte, è sempre consigliabile portare i bambini nei musei, come scriviamo quiqui  e qui.

 

GIRO GIRO TONDO, Design for Children
Triennale di Milano
fino al 18.02.2018

questo il sito del Museo della Triennale